Villette Aler: 10 milioni persi
Bando a Città Studi, l’operazione per finanziare la ristrutturazione delle case popolari. Regole cambiate in corsa
Case pubbliche in vendita. Il privato compra, inizia a rivendere e a incassare. Ma soltanto lui, perché nelle casse dell’Aler i soldi della cessione non si sono ancora visti. Al centro di una vicenda che ripropone alcuni dei paradossi tipici delle macchine amministrative pubbliche ci sono undici villette nel quartiere Del Sarto — zona Città Studi — di proprietà dell’azienda regionale di edilizia popolare. Sono edifici che risalgono al 1925, che ne hanno viste tante, compresa l’occupazione da parte del centro sociale Lambretta. Nel 2014 l’Aler decide di metterle in vendita per raccogliere liquidità preziosa per affrontare l’infinita opera di manutenzione delle «vere» case popolari. Il bando di gara pubblica prevede «l’acquisto dell’intero compendio immobiliare» e sottolinea che «non è prevista la cessione di porzioni di fabbricato anche se singolarmente accatastate». La base d’asta è di 11 milioni e 120 mila euro ed è ammesso una rateizzazione del pagamento, ma al massimo entro 24 mesi dalla proposta d’acquisto.
Ad aggiudicarsi le undici villette, nel 2016, è una società che — proprio per quest’ operazione — è stata battezzata Quartiere Del Sarto, con capitale sociale di 10 milioni di euro, che versa subito una prima caparra da 111.200 euro e soltanto in un secondo momento integra l’anticipo fino al dieci per cento del prezzo totale: cioè 1 milione e 112 mila euro. Restano da versare 10 milioni e 8 mila euro per poter rogitare l’intero blocco di edifici. Al momento della stipula del preliminare d’acquisto, però, subentra un «piccolo» cambiamento: al compratore viene concesso di prendere possesso delle case progressivamente. E la caparra resta ferma, non si incrementa di un centesimo. Così, tra febbraio e marzo 2018 la società acquirente riesce a mettere in vendita le prime tre villette e a incassare complessivamente un milione e 647 mila euro. Soldi che però Aler non ha ancora ricevuto, anche perché il rogito non è ancora stato perfezionato. E a questo punto il termine di due anni per il pagamento rateale è scaduto già da sei mesi.
La consigliera regionale Elisabetta Strada, del gruppo Lombardi civici europeisti, solleva il caso e chiede chiarimenti: e l’Aler risponde, nero su bianco, che in effetti il preliminare consentiva l’acquisto frazionato e che «successivamente la società ha sollevato presunti impedimenti per l’acquisto delle restanti villette chiedendo a vario titolo il differimento del termine». «A quanto pare non ci sono illeciti — osserva Elisabetta Strada — ma è evidente che tra l’asta e il preliminare sono cambiate alcune regole e questo è sleale verso altri eventuali soggetti interessati, che alle nuove condizioni avrebbero potuto concorrere». Quindi la consigliera regionale aggiunge: «Oltre a concedere a un privato un affare senza alcun rischio d’impresa, il fatto più grave è che Aler non ha ancora incassato i soldi che le spettano. Oltre dieci milioni che sarebbero così necessari per sistemare le case popolari...».