Divise griffate Sfida tra musei
Vivienne Westwood veste lo staff del «Leonardo». Trussardi per Brera, Armani e Prada giocano in casa
Se il personale della Pinacoteca di Brera veste Trussardi, Miuccia Prada e Giorgio Armani «giocano in casa». Al Leonardo da Vinci arrivano le divise firmate dalla stilista Vivienne Westwood.
Classicità contro punk. Nei musei milanesi è partita una gara di stile. Se alla Pinacoteca di Brera il personale è vestito dal bon ton Trussardi (con foulard regimental di seta al collo), e alla Fondazione Prada custodi simili a modelle sfoggiano il rigoroso nero collegiale, scarpe basse e gonne sotto il ginocchio, amato da Miuccia mentre all’Armani Silos esibiscono la raffinatezza di re Giorgio, lo staff del Museo nazionale scienza e tecnologia Leonardo da Vinci indosserà divise disegnate dalla più trasgressiva delle creatrici di moda, niente meno che la regina del punk Vivienne Westwood.
Let’s rock! Alle donne del personale d’accoglienza e di custodia nelle sale è stata fatta una doppia fornitura (per il cambio) dell’iconica Alcoholic jacket (già il nome dà il ritmo) abbinata a pantaloni o alla gonna a tubino, nella variante di colore blue navy; gli uomini invece hanno a disposizione un completo giacca e pantalone da alternare a un pull in maglia color cammello. Se questi sono abiti immediatamente riconoscibili, che hanno fatto la storia del marchio inglese, non è andata per niente male nemmeno agli animatori scientifici dei laboratori perché anche a loro è stata riservata un’altra icona: la t-shirt in cotone biologico ecosostenibile e la felpa, color malva, abbinate ai classici Tapered Jeans della collezione Vivienne Westwood Anglomania.
In totale la fornitura è di 500 capi, tutti in cotone biologico e lana vergine, in linea con la filosofia della stilista. In cambio, la società avrà un pacchetto di biglietti e la possibilità di organizzare eventi al museo. Nello staff sono orgogliosi e qualcuno già oggi ha inaugurato la divisa anticipando il debutto ufficiale previsto per il giorno di Sant’Ambrogio. «Un team di sarti della Vivienne Westwood è venuto qui tre volte per mettere a punto gli abiti su ciascuno di noi. Mai visti tanto entusiasmo, passione e dedizione. Ci hanno coccolati come se preparassero una sfilata», racconta Giovanni Crupi. È stata sua l’idea di interpellare la casa di moda dopo aver visto la mostra della stilista inglese al Victoria&Albert Museum di Londra. «Ho capito che c’erano dei punti d’incontro fra il nostro museo e i suoi valori di positività, combattività, attenzione per l’ambiente e amore per la cultura e la scienza che possono contribuire a migliorare il pianeta e la vita delle persone. Quando ho contattato la griffe era come se ci aspettassero: c’è stata subito grande affinità». Lo conferma Giorgio Ravasio, country manager Italia della casa di moda: «Milano ha avuto un ruolo fondamentale nel permettere a Vivienne di trasformare la sua genialità creativa in manufatti di qualità. Con questa collezione celebriamo la città e anche Leonardo, un creativo visionario, convinti che creare abiti per chi opera nella diffusione della cultura sia un segnale forte contro la superficialità dilagante».