Peck raddoppia a Citylife
All’ombra delle torri Libeskind e Hadid nasce il ristorante-rosticceria bis «Cercavamo il contrasto tra un quartiere avveniristico e un brand classico»
«Scusi, è giusta la strada per Peck?», chiede il turista straniero a un milanese, a due passi dal Duomo. Il milanese ora può rispondere: «Quale dei due?». Peck non è più un solo indirizzo. «La sfida era duplicare un nome leggendario, rinfrescandolo senza tradirne l’essenza», dice Leone Marzotto, amministratore delegato del Gruppo Peck. «La scelta è caduta su City Life, fermata della metro lilla Tre Torri. Cercavo il contrasto tra un quartiere contemporaneo e la tradizione del brand. È il primo passo di un sogno: aprire tanti Peck nel mondo». Così ai 6000 metri quadri di bontà vicino al Duomo, in via Spadari, si sono aggiunti i 300 metri del nuovo indirizzo. Un grande parallelepipedo di vetro all’ombra di due torri, che sovrasta la piazzetta sottostante. Il cocktail bar di alto livello e la gastronomia con piccoli tavoli a scomparsa trasformano il nuovo Peck nella sala di un bistrot parigino. Che parla milanese: sono 25 i dipendenti, scelti con cura; in cucina niente chef di gran nome, per valorizzare i migliori professionisti, in azienda da anni.
Tutto si concentra sul prodotto e sulle ricette che hanno fatto grande Peck, fin da quando il salumiere praghese Francesco Peck aprì, nel 1883, la bottega di carni e salumi in via Orefici. Anche a City Life, trionfano le preparazioni più vendute di sempre: la mattonella di patè, la lingua con la salsa verde, le aragostelle in salsa rosa; tra i piatti cucinati, risotto alla milanese e ossobuco. L’idea vincente è mangiare in gastronomia, su tavolini che miracolosamente compaiono da sotto la vetrina del bancone. Nella sala adiacente, il vero ristorante. Con i colori di Peck, il verde e giallo della Milano chic, per il motivo a losanghe nello stile Portaluppi. Il progetto del nuovo locale è dello studio Vudafieri Saverino Partners. Rame, specchi e legni pregiati completano il design e presto il dehors a vetri, compreso il tetto: lascerà ai commensali il dubbio se tenere la testa bassa sui leggendari patè e insalata russa o all’insù, per ammirare l’opera di Daniel Libeskind, che sarà completata nel 2020. «Sbafing club» era il nome di un elitario circolo fondato negli anni Trenta nel negozio storico, tra i consociati c’era il gourmand Gabriele d’Annunzio. Chissà come sarebbero felici oggi i sodali di quel tempo se potessero spiare dall’Aldilà la sede di City Life, perfetta per uno «Sbafing club» aggiornato.
Il marchio Peck per i milanesi significa festa, Natale, pranzo della domenica in famiglia con i prodotti buonissime di alta rosticceria. Dopo vari passaggi è attualmente gestito dai Marzotto fin dal 2013, quando venne rilevato dalla famiglia Stoppani (controllavano Peck dagli anni Settanta) da Pietro Marzotto, il papà di Leone, scomparso il 26 aprile scorso. «Mio padre», ricorda commosso l’attuale ad, «agli amici in visita a metà mattina offriva formaggi e un bicchiere di spumante». Leone gestisce l’azienda con lo stesso amore, perché un brand come questo non potrà mai spersonalizzarsi, pena la decadenza.