Scala, Pereira cerca la riconferma
Il sovrintendente e il successo di «Attila»: la mia migliore Prima. Incasso oltre i 2,5 milioni
«Èstata la mia più grande Prima». Il sovrintendente della Scala Alexander Pereira è soddisfatto della riuscita dell’Attila. E, mentre entra nel vivo la partita per una possibile successione, afferma: «Penso di poter essere riconfermato». L’ovazione per Mattarella viene riletta da Pd e Forza Italia come critica al governo, mentre Lega e 5 Stelle si dividono.
L’evento culturale più importante dell’anno, che ha visto protagonisti il direttore d’orchestra Riccardo Chailly, il regista Davide Livermore e le voci di Ildar Abdrazakov, Saioa Hernández, George Petean e Fabio Sartori, ha conquistato gli spettatori in sala, quelli nei luoghi di proiezione della città e anche quelli che l’hanno visto in tv. La trasmissione dell’Attila è durata oltre tre ore, completa di sottotitoli, e ha attirato davanti al video quasi 2 milioni di spettatori (esattamente 1 milione 938 mila), con uno share del 10,8. Positivo anche l’introito del Teatro alla Scala, pari a 2,532 milioni di euro.
Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cultura e la musica sono state «un baluardo di democrazia», come ha detto al direttore musicale Riccardo Chailly che, come consuetudine, dopo lo spettacolo ha preferito evitare la cena per 500 ospiti alla Società del Giardino bagnata dallo spumante Bellavista Scala 2013 limited edition.
Per il regista Davide Livermore, cultura e musica sono «argine ai furbetti della politica». E per il sovrintendente che ha avuto la responsabilità complessiva della messa in scena? «È stata forse la mia più grande Prima. Sì, questo Attila è stato forse il mio miglior 7 dicembre», risponde Alexander Pereira. «In questa c’è stata la più grande atmosfera. Credo ci sia stata anche tensione, ma è stata una fantastica festa famigliare».
L’Attila è un’opera «molto patriottica», con il coro che rappresenta l’Italia dopo aver ingaggiato con il popolo unno «una grande lotta»: «È una guerra — assicura — che per Verdi aveva una grande importanza perché è veramente molto dura», ma è stata rappresentata «con grande eleganza. Per metterla in scena serviva avere quattro cantanti straordinari. È venuta fuori una grandissima recita. Voglio ringraziare tutti di aver avuto la possibilità di dirigere questo meraviglioso teatro».
Nell’ultimo Cda, però, si è deciso di affidare a una società di cacciatori di teste la ricerca di un possibile sovrintendente eventualmente da affiancarla per un triennio. Entro fine anno si dovrebbe conoscere la short list... «Io sono tranquillo. Non credo che si affronterà il tema Prima di febbraio, vedremo cosa succede». Ma lei cosa pensa? «Io penso che mi si possa anche confermare, oppure confermare per un certo periodo».
Quest’anno gli spettacoli sono aumentati ma non sempre la sala ha fatto il tutto esaurito, specie con spettacoli un po’ difficili o con quelli alla ripresa di settembre… «Il bilancio 2018 — replica il sovrintendente —risulterà positivo e si fanno una quarantina di recite più di prima, mi sembra molto positivo».
Che impressione ha tratto dall’accoglienza al presidente della Repubblica? Un applauso durato circa tre minuiti non si era mai visto, e neppure il direttore che dà le spalle all’orchestra per dirige il pubblico che canta l’inno. «È stata commovente l’accoglienza al Presidente della Repubblica. È segno che in Italia, la sua storia e la sua tradizione rimango forti anche in tempi meno facili. È molto importante dire alla gente che questo è un Paese meraviglioso con una grandissima eccellenza. Spero che dalla Scala si possa sempre tornare a casa un po’ più felici».
Un inno all’Italia? «L’Italia non si può battere, per la cultura è il Paese più importate del mondo».
Attila È un’opera dura, ma la recita è riuscita benissimo, tra tensione e festa di famiglia