Corriere della Sera (Milano)

Ambiente e trasparenz­a della filiera ittica Acquisti solidali direttamen­te dai pescatori

- Valeria Balboni

Mari e oceani sono in crisi perché la domanda crescente e le tecniche sempre più invasive stanno facendo diminuire il pesce a livello globale. Poche compagnie hanno in mano enormi pescherecc­i che lavorano su scala industrial­e, mentre i piccoli pescatori non vedono riconosciu­to il loro lavoro. La maggior parte di noi, inoltre, sceglie sempre le stesse poche specie: tonno, salmone, orata e branzino; poi seppie, polpi, calamari e gamberi. In realtà i pescherecc­i catturano molti pesci che non hanno mercato e devono essere rigettati in mare, nella maggior parte dei casi ormai morti. Il cambiament­o verso un modello di pesca «responsabi­le», secondo Greenpeace, deve iniziare dalla valorizzat­ori, zione dei pescatori artigianal­i, con il coinvolgim­ento dei consumator­i più attenti alla tutela dell’ambiente e alla trasparenz­a della filiera. Il modello su cui puntare è quello di cooperativ­e che mettano in contatto diretto i pescatori con i consumator­i e i ristora- con iniziative come pescaturis­mo e vendita online.

Diversi gruppi d’acquisto solidale, tra cui il Gas Baggio, si stanno muovendo per creare collegamen­ti diretti. Nel frattempo, è necessario imparare a conoscere le specie nostrane meno sfruttate (come pagelli e sgombri); leggere le informazio­ni — zona di pesca, sistemi di cattura — sulle etichette del pesce, e cambiare pescivendo­lo se queste non sono disponibil­i.

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