L’INVEROSIMILE IGNORANZA SULLE VIRGOLE
Sentita in treno. La mia vicina di posto, una insegnante, racconta all’amica di fronte ciò che le è capitato durante un dettato alle elementari. «Dico: “...Mentre rincorre il pallone, virgola”, e sto per aggiungere “il calciatore inciampa”, quando un alunno mi blocca: “Scusi, che cosa vuol dire virgola?” Mia cara, tu capisci a che punto siamo arrivati?». «Sarà figlio di stranieri» obietta la dirimpettaia. «Macché!, è italianissimo. E, quel che è peggio, molti suoi compagni di classe sono rimasti silenziosi, quasi non sapessero neppure loro...». Mi chiedo: possibile che ci sia uno scolaro, oggi, che non conosce il segno grafico della pausa più breve? Ebbene sì, se devo credere al racconto della maestra. La quale, poi, fornisce la sua spiegazione:
«È colpa del web, credimi!». Già. A guardar bene non siamo nel regno dell’inverosimile. I nostri figli ormai sono i più assidui frequentatori di Internet e nei messaggini non solo è scomparsa la virgola ma anche il punto e virgola. Solo il punto interrogativo gode di buona salute e si può capire perché, mentre invece l’esclamativo perde estimatori: forse perché talvolta è perentorio, e tutto ciò che ha un sapore autoritario non è gradito ai giovani amanti del web.
Le mie, intendiamoci, sono solo supposizioni. Ma mi è permesso di nutrire un po’ di nostalgia per la cara, vecchia punteggiatura?