Un nuovo strappo sui profughi «Tagliati 8 centri»
Salvini: a sinistra nervosi perché perdono soldi
Il sistema Sprar di protezione per richiedenti asilo e rifugiati potrebbe essere cancellato. È a rischio l’assistenza per 422 stranieri, perché il ministero dell’Interno non ha dato risposta a Palazzo Marino in merito al futuro bando. «Vogliono metterci in difficoltà», attacca l’assessore Pierfrancesco Majorino. «Sono nervosi perché perdono soldi», la risposta sul tema migranti di Salvini che intanto conferma: «Via Corelli diventerà un centro d’espulsione».
Corsi d’italiano, tirocini formativi e in qualche caso persino il lavoro, quello «vero». In una parola: integrazione. È il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, nato nel 2002 dalla collaborazione tra i Comuni italiani e il Viminale e che a Milano vive in otto diversi centri e in piccole comunità gestite dal terzo settore. In totale 422 stranieri «assistiti», una cifra che, dati i buoni risultati, Palazzo Marino avrebbe voluto per l’anno prossimo persino rivedere all’insù, innalzandola a quota mille. E che rischia invece di essere azzerata.
L’allarme è scattato pochi giorni fa negli uffici dell’assessorato al Welfare di largo Treves. Ecco il perché. Per poter aprire i centri Sprar i Comuni aderiscono al bando che il ministero dell’Interno pubblica due volte all’anno. Le amministrazioni chiedono finanziamenti per il numero di posti che intendono mettere a disposizione e il Viminale ha l’obbligo di rispondere entro il primo luglio (per chi ha aderito entro il 30 marzo) oppure entro il primo dicembre (per chi ha fatto domanda entro il 30 settembre). A luglio il governo ha convocato la commissione che avrebbe dovuto giudicare le adesioni e pubblicare le graduatorie, cosa che non è mai avvenuta. Nel frattempo è stato invece approvato il decreto Sicurezza che non prevede più queste due finestre, ma che di fatto non chiarisce quali siano le nuove modalità per fare domanda e ottenere risposta. Il progetto attuale, quello appunto che sta offrendo percorsi d’integrazione a 422 stranieri, scade a dicembre 2019. Per quella data Palazzo Marino dovrebbe avere la certezza di avere il nuovo finanziamento e il tempo di fare il nuovo bando. Ma solo per la gara ci vuole almeno un anno di tempo. «C’è il pericolo concreto che si arrivi alla scadenza del progetto e non si sia fatto in tempo a portare a termine le procedure di gara per avere i posti», dicono dall’assessorato: «E a oggi non sappiamo se e quanti posti verranno finanziati».
«Il piano di Salvini è chiarissimo — commenta l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino —: vuole impedirci l’accoglienza di qualità, quella che non genera problemi. Per questo ci ostacola». Con la chiusura dell’hub di via Sammartini (e quella annunciata del centro di via Aldini), l’obiettivo dichiarato del Comune era di dismettere progressivamente i posti nei Centri di accoglienza straordinari (Cas) per aumentare i posti Sprar. «Noi comunque andiamo avanti», dice Majorino: «Perché il nostro sistema spesso viene portato a modello a livello internazionale proprio in relazione a quelle esperienze che vogliono impedire che i migranti divengano nuovi sottoproletari».
L’allarme sulle politiche di «seconda accoglienza» segue di qualche ora le polemiche sulla chiusura del centro di via Corelli. «Abbiamo ridotto di 100 mila gli sbarchi, capisco che a sinistra qualcuno sia nervoso perché hanno perso un bel po’ di quattrini», ha detto ieri Matteo Salvini in visita in città parlando in generale degli allarmi lanciati dal Comune, dal centrosinistra e dalle associazioni che operano coi migranti. Per quanto riguarda il destino di via Corelli, il vicepremier leghista ha tirato dritto: «Diventerà un altro Cie, un centro per le espulsioni, perché dopo aver ridotto gli sbarchi stiamo lavorando come matti per aumentare le espulsioni. Si mettano l’anima in pace quelli che contavano sul business dell’immigrazione clandestina che fatturava 5 miliardi all’anno». «Inoltre con il decreto Sicurezza — ha rivendicato il ministro dell’Interno e segretario della Lega— ci sarà più rigore e più opportunità per i rifugiati veri, perché le politiche della sinistra mettevano tutti nello stesso pentolone. Noi i profughi veri li mettiamo dove meritano, gli altri li rispediamo a casa».
Le scadenze
Il Viminale doveva dar seguito alle richieste dei Comuni entro il 1° dicembre
La denuncia
I progetti potrebbero arrivare a scadenza senza certezze sui posti assegnati
Il precedente
La preoccupazione per le politiche di seconda accoglienza seguono la chiusura di via Corelli