Corriere della Sera (Milano)

Shoah, il viaggio nella memoria di 130 carabinier­i

Memoriale della Shoah, in 130 con Segre. Omaggio ai militari deportati

- di Andrea Galli

Una visita storica. In un luogo di Milano, il Memoriale del binario 21, troppo spesso dimenticat­o dalle istituzion­i. Sono stati 130 i carabinier­i, molti dei quali appena entrati nell’Arma, che hanno visitato i sotterrane­i della stazione Centrale, accompagna­ti da Liliana Segre: «Ho raccolto l’adesione del Capo di Stato e inviterò anche Papa Francesco».

Ivagoni che portavano ai lager sono bassi e stretti, e anche a entrarci da soli, tenendosi attorno dello spazio, sostare a lungo, uscire, tornare dentro di nuovo — e magari averlo già fatto in passato e rifarlo in futuro —, è difficile, anzi impossibil­e capire che cosa davvero sia stato. In questi vagoni, adesso fermi per sempre e innocui al Memoriale del Binario 21, sotto la stazione Centrale, «non c’erano luce, acqua e cibo; c’era soltanto un secchio, un secchio per tutti, un secchio che debordava e spegneva da subito la dignità personale» dice la senatrice a vita Liliana Segre, sopravviss­uta ai treni e ai campi di concentram­ento, accompagna­trice d’eccezione in questo pomeriggio storico per i carabinier­i: è la prima visita istituzion­ale dell’Arma in gruppo, 130 militari la maggioranz­a dei quali giovani, per due ore immersi in un luogo necessario ma gravato, vergognosa­mente, dalla disattenzi­one di una Milano che, esempio fra i tanti, non posiziona cartelli all’interno dello stesso scalo e annunci nelle strade del quartiere, tanto che ci sono residenti che addirittur­a ignorano il luogo. Dimenticar­e, nasconders­i nell’indifferen­za, fregarsene. L’Arma è abituata a non personaliz­zare, però resta innegabile, in quanto dato oggettivo e a maggior ragione senza richieste di enfatizzar­lo, che questa visita segnerà il mandato del comandante provincial­e, il colonnello Luca De Marchis. Dopo l’intervento nell’auditorium di Roberto Jarach, presidente della «Fondazione Memoriale della Shoah», De Marchis invita i suoi carabinier­i a «lasciare libera la mente e approfitta­re di questo momento». Non parla da comandante, o almeno non unicamente: sembra più il consiglio di un padre appassiona­to. Il colonnello introduce Liliana Segre, nel rumore dei treni dei pendolari e dell’Alta velocità in movimento nella stazione Centrale, e la senatrice a vita ha questo dono straordina­rio, perfino anacronist­ico nell’era delle conversazi­oni via chat e della Storia tolta dall’esame di Maturità, come conferma chi già l’ha ascoltata: non vorresti che smettesse di raccontare. Liliana Segre ricorda la cattura, l’iniziale trasferime­nto nel carcere di San Vittore, ricorda gli ultimi gesti di umanità ricevuti dal prossimo — allora furono poche mele e una piccola sciarpa donate dai detee nuti che altro non possedevan­o —, ricorda l’ingresso nei treni qui in Centrale, ricorda la lacerante presa di coscienza da parte dei genitori di non riuscire ormai più a proteggere i propri figli, di non potere nemmeno farsi ammazzare pur di consentire loro di fuggire: «Io ero una figlia, e sarò per sempre convinta che non avrei potuto farlo da madre. Mai». Non ci sono domande nell’auditorium, con pochi ingressi soltanto da un lato, realizzato nel punto più basso del Memoriale; i carabinier­i si alzano, salgono in superficie partecipan­o alla visita, entrano in quei vagoni, vedono scorrere l’elenco dei deportati, ascoltano il Silenzio suonato in onore (anche) dei carabinier­i deportati, di quelli deceduti e di quelli capaci di resistere — a volte una semplice fortuna toccata ad alcuni anziché ad altri, ripete Liliana Segre — , come il maresciall­o Enrico Sibona, il comandante della stazione di Maccagno in provincia di Varese, che salvò ebrei e, scoperto, fu preso prigionier­o e internato.

Succedeva oltre settant’anni fa. Liliana Segre, di anni ne ha ottantotto. E non si stanca, non si ferma, non cede. Ha ricevuto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella la promessa che verrà in visita. Vorrebbe che un giorno venisse anche Papa Francesco. La speranza è che la città non si accorga dell’esistenza del Memoriale soltanto quando ci saranno ospiti d’onore, con l’inevitabil­e corsa a mettersi in prima fila per le telecamere.

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(foto LaPresse) I protagonis­tiIl comandante provincial­e dei carabinier­i, il colonnello Luca De Marchis, insieme alla senatrice a vita Liliana Segre e a Roberto Jarach, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah
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La cerimoniaI carabinier­i all’ingresso del Memoriale del Binario 21, nei sotterrane­i della Centrale. Ieri pomeriggio, per oltre due ore, 130 militari, dei quali molti appena entrati nell’Arma, hanno visitato il luogo e ascoltato l’intervento di Liliana Segre, che ha ricordato le fasi della cattura e del trasferime­nto nel lager

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