Corriere della Sera (Milano)

Lombardia di qualità In cinque nella top 20

Il capoluogo traina la regione

- di Pierpaolo Lio

È un debutto assoluto: per la prima volta Milano conquista la vetta della classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore. Nelle precedenti edizioni, la città aveva solo sfiorato il primato in quattro diverse occasioni. «È tutto merito dei milanesi», commenta il sindaco Giuseppe Sala. La scalata del capoluogo — calcolato su un ventaglio d’indicatori che spaziano dall’economia al sociale — fa anche da traino a un po’ tutte le province lombarde. Delle altre 11, nove vedono migliorare il proprio risultato. Registrano segno negativo solo Sondrio e Como. Exploit di Lecco e Mantova, segue Bergamo.

La narrazione del «momento magico» della città trova il suo primo riscontro. Per la prima volta Milano vince la classifica sulla vivibilità delle province italiane del Sole 24 Ore. E se ancora non riesce a trascinare il Paese fuori dalla palude economica, almeno qui il suo effetto traino sembra funzionare sul resto della Lombardia. Delle altre undici province, nove sono in crescita (registrano segno meno solo Sondrio e Como), e quattro si posizionan­o nella parte alta della classifica. Tra le prime 20, sulle 107 totali, ci sono Lecco (12esima, su di 21 posizioni), Sondrio (che nonostante lo scivolone di 11 gradini si piazza 14esima), seguono Bergamo (16esima) e Mantova (19esima grazie a un’impennata di 22 caselle). Altre sei rientrano nelle «Top50»: Monza e Brianza 23esima, Cremona è 30esima, sei posti sotto c’è Como, poi Brescia (39esima), Varese (45esima) e Lodi (49esima). «Maglia nera» lombarda si conferma Pavia, che pur migliorand­o la sua performanc­e non supera il 63esimo posto.

L’exploit è «tutto merito dei milanesi», si schermisce il sindaco Beppe Sala guardando alla scalata di sette posizioni che lancia la città in cima. Ma se i dati regalano il primato al capoluogo — che in passato l’aveva sfiorato in quattro edizioni: 2003, 2004, 2015, 2016 — fotografan­o comunque una realtà con luci, ombre, e qualche sorpresa. Trionfa nella categoria «ricchezza e consumi» (è prima nelle voci su depositi e pil pro capite) ma è solo sesta in «affari e lavoro», dove si alternano il terzo posto sul tasso di occupazion­e e il 51esimo nell’export. Per Assolombar­da «è il coronament­o di tanti sforzi e investimen­ti in una città che ha saputo reinventar­si». «Da Expo in poi i migliorame­nti sono visibili», gli fa eco Carlo Sangalli di Confcommer­cio. Conferma il finanziere Francesco Micheli: «È un fiore rispetto al resto d’Italia». La città è seconda in «ambiente e

servizi». E qui i rettori di Statale, Politecnic­o e Bocconi ne riconoscon­o l’attrattivi­tà sui giovani. Gianmario Verona, guida dell’ateneo economico, segnala l’ormai acquisito status di «capitale europea con servizi molto competitiv­i». È d’accordo Stefano Boeri, presidente della Triennale: «Milano è una città globale» che riceverà una nuova spinta dalla possibile chance olimpica.

Al contrario delle attese, Milano non primeggia in «cultura e tempo libero»: 20esima per offerta culturale, 43esima per librerie e 34esima per cinema. Nel complesso è decima. Anche se per Alexander Pereira, sovrintend­ente della Scala, «è il posto ideale dove essere». «C’è estrema vitalità culturale», garantisce Andrea Melis della scuola civica di musica, così come Giorgio Armani parla di «momento di fermento estetico».

Il lato oscuro la vede arrancare in «demografia e società» e rovinare giù in «giustizia e sicurezza» (91esima) con le macchie su scippi e rapine. Non a caso in molti ricordano il tasto dolente delle periferie, i «quartieri fantasma» li definisce la senatrice a vita Liliana Segre. «C’è il problema della povertà — conferma Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo — ma credo che vincerà anche questa sfida». Il centrodest­ra si concentra sullo scivolone sulla sicurezza. Per l’assessore regionale Riccardo De Corato «sarebbe tutto fantastico se la città non fosse anche capitale del crimine».

Il sindaco

Molto da fare per confrontar­ci con le capitali internazio­nali

Le periferie

Cambiare il passo richiede tempi lunghi Ma qualcosa si inizia a vedere

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