Dopo vent’anni corso Garibaldi spegne le luminarie
Niente sponsor e i negozianti non si autotassano. Al «buio» anche le vie Manzoni e Torino
In un Natale più luccicante che mai, per la prima volta dal 1997 corso Garibaldi resta senza luminarie. Nessuno sponsor per fare pubblicità al marchio e i negozianti non sono riusciti ad accordarsi per pagare di tasca propria le decorazioni, magari con il contributo del Comune che offre aiuto tramite bando. «È una via lunga e il costo delle luminarie in termini di marketing non era compensato dal numero di persone che ci camminano. In zona, le aziende preferiscono corso Como», spiega Luca Piacentini, titolare della Max up srl che si occupa di trovare gli sponsor alle strade milanesi in vista del Natale. Se alcune sponsorizzazioni paiono esteticamente discutibili, per i negozianti sono sempre una manna. Già l’anno scorso in Corso Garibaldi gli esercenti, in assenza di «benefattori», avevano dovuto aprire i portafogli: ma con il supporto del Comune e un contributo medio di circa 200 euro a testa, avevano illuminato la strada. Quest’anno è capitato, ad esempio, anche a corso di Porta Romana. Invece da largo La Foppa all’incrocio con via Pontaccio, i negozi si sono sfilati quasi tutti.
«L’associazione di via si è sfaldata, è diventato difficile portare avanti progetti comuni e il problema, con l’assenza di luminarie, diventa evidente», lamentano in tanti. «Le luci in corso Garibaldi erano una lunghissima tradizione, ricordo quando si faceva vent’anni fa con mia mamma promotrice», si rammarica Mattia Abdu, consigliere del Municipio 1 e titolare della storica gelateria al civico 55.
Eccezioni all’atmosfera di festa sono anche via Manzoni e (secondo anno di fila) via Torino per il mancato accordo tra grandi catene e piccole botteghe. «Nel 2016 la Perugina ci avevano sponsorizzato, poi il buio. Ci sono sempre più franchising ed è quasi impossibile coinvolgerli. Su 80 esercizi hanno risposto all’appello neanche in 20», dice il presidente Vincenzo Ferraro.
Per le 180 strade «accese» sono scesi in campo Comune, Confcommercio, Assolombarda, laboratori di quartiere, associazioni di via e sponsor. «Le aziende hanno libertà di scegliere una via in centro ma devono illuminarne anche una in periferia», ricorda Piacentini. In corso Buenos Aires ci ha pensato Liu Jo, marchio che fa capo al presidente della stessa Ascobaires, Gabriel Meghnagi, con un costo di circa 45 mila euro. In corso Garibaldi sospirano: «Da noi non c’è uno che paga per tutti … e non ci sono neanche i “tutti” disposti a pagare».