Natale al ristorante
Esotico, tradizionale, fantasioso: qualche spunto per festeggiare Pronto in tavola
Quest’anno più che mai, per il pranzo di Natale vince la tradizione: abbiamo bisogno di sapori rassicuranti, ma con un pizzico di immaginazione. Il pranzo fuori casa può costare da 50 a 200 euro e oltre, ciò che fa la vera differenza è la scelta del vino. La voglia di Sicilia si cura alla Boatta, con rispettivi aneletti al ragù, caponata e brindisi finale con Passito di Pantelleria a 50 euro. Enrico Bartolini, del Mudec, ripropone la classica insalata russa, ma la farà di astice, e ai tortellini in brodo di gallina aggiunge le castagne (160 euro). Si fa strada la tendenza a festeggiare la sera della Vigilia, come usa al sud. A un prezzo interessante — 85 euro per 6 portate, tutto incluso — Vigilia, Natale e Capodanno sono l’occasione per visitare Identità Golose Milano, aperto da pochi mesi nell’ex archivio Feltrinelli di via Romagnosi. L’idea è unica in Italia: un cuoco fisso e stellato (il milanese Andrea Ribaldone) e a rotazione chef ospiti dall’Italia o dal mondo, che cucinano a prezzo democratico per due o tre sere.
Le mura quattrocentesche della Cascina Ovi di Segrate possono fare da sfondo al pranzo natalizio. La sala principale è spaziosa, con cucina a vista e una scelta interessante dalla cantina, lo stile è regionale con citazioni cagliaritane. Il menu a 55 euro prevede, tra altro, porcino all’occhio di bue e fonduta di grana di pecora; a seguire, raviolo con ricotta, limone e bietole con burro della Normandia montato alle erbe aromatiche, salvia sclarea e polvere di agrumi. La vigilia si può passare in trasferta al ristorante Dina di Gussago, per assaggiare le creazioni del cuoco che ha più stupito i gourmet nel 2018. Accostamenti audaci, nati dalla sfrenata mente di Alberto Gipponi. Il menu inizia con una «Minestrina sporca», ispirata a un antico piatto bresciano, dove la solita minestrina viene «contaminata» con rigaglie di pollo; continua con il «cote-china», cotechino con un tocco asiatico. Si finisce con il casoncello, servito come dessert (80 euro). Originale e coraggioso il pranzo natalizio nippo-brasiliano del Berinbau, a base di una novità: l’inedito cup sushi (menu 45 euro). Sono piccole ciotole di riso condito in tante varianti: salmone, picanha e tartufo, gamberi e wasabi, branzino, king krab. Lo ha portato a Milano il patron Mario Chen e già incuriosisce. Il pranzo di Natale in un cinque stelle: chi non sogna di permetterselo, almeno una volta? Suggeriamo il sontuoso Seta al Mandarin, due stelle Michelin, chef Antonio Guida (sei portate, 210 euro): chartreuse di verza farcita con capriolo, scorzonera e salsa suprema alla tempura di scampi e salsa agrodolce. Si termina con i dessert contemporanei del pasticcere Nicola Di Lena. O il bistrot dell’hotel, con prezzo abbordabile a 120 euro, dall’atmosfera sempre fiabesca che quest’anno ha i decori nei toni del rosso. «A Milano c’è troppo Natale», scriveva Dino Buzzati in un racconto del 1959. Chissà che cosa direbbe oggi