Iaia Forte e Maurizio Micheli Racconti sull’orlo della crisi
Micheli e Iaia Forte nella famiglia sgangherata di Cristina Comencini
Si vogliono bene ma non potrebbero essere più distanti Giuseppe e suo figlio Antonio. Il primo è uno storico che vive circondato da libri, convinto che il sapere sia frutto di studio e approfondimento. L’altro, figlio dei tempi, crede invece che basti qualche clic in rete per ottenere quanto serve. Con loro, la famiglia tratteggiata da Cristina Comencini nella sua commedia «Tempi nuovi» — che arriva al Manzoni da stasera dopo un lungo tour — è formata dalla madre Sabina, giornalista che tiene il passo della modernità giostrandosi fra infiniti corsi di aggiornamento, e dalla figlia Clementina, che vive già fuori casa ma non manca di regalare al suo nucleo di origine una sorpresa sconcertante. Insomma, una famiglia unita anche se turbolenta, che prende vita grazie a Iaia Forte (Sabina), Sara Lazzaro (Clementina), Nicola Ravaioli (Antonio) e Maurizio Micheli che proprio sul palco del Manzoni veste per la prima volta i panni di Giuseppe subentrando al prematuramente scomparso Ennio Fantastichini.
«Questo di “Tempi nuovi“è un testo “felice“, uscito dalla penna con facilità — spiega Cristina Comencini, autrice oltre che regista dello spettacolo che ha scene di sua sorella Paola —. Racconta le inquietudini familiari di questi nostri tempi tempestosi, succubi a volte della tecnologia e costretti a una velocità costante. L’Uomo invece ha bisogno di tempo per capire i cambiamenti della realtà e delle relazioni umane, per creare un rapporto fra quanto di “antico” ha dentro e i mutamenti in cui vive. Tempo per adeguarsi. Cosa che fanno tutti, tranne Giuseppe: il suo non adattarsi, insieme alla notizia bomba che riguarda Clementina, è l’elemento che travolge il menage familiare. Ma, in fondo, il non adeguarsi può anche essere cosa positiva… L’importante è imparare a dirigere la tecnologia e non lasciarsi dirigere da lei. E se anche in futuro la famiglia “tradizionale” non esisterà più, credo che una dimensione familiare sarà sempre necessaria».
«Non potrei essere più diverso da Fantastichini — spiega pacato Maurizio Micheli —: io vengo dal comico e poi, naturalmente, interpreto il personaggio a modo mio. Ma mi ritrovo perfettamente a mio agio nei panni di Giuseppe. Anche io, soprattutto per pigrizia, sono un “passatista”: non ho computer né bancomat e possiedo un cellulare solo per l’insistenza di mio figlio». Abituata a personaggi più estremi, Iaia Forte si cimenta invece con un ruolo da commedia, corda che non è abituata spesso a far risuonare. «Ma sono un’attrice curiosa —commenta —, che ama rompere gli schemi precostituiti. Per questo credo che Cristina mi abbia voluto: perché la mia diversa vocazione aggiunge sfaccettature al personaggio». Fra battute e ragionamenti, il testo fa quindi riflettere ma lascia del tutto aperto il risultato finale dell’instabile confronto generazionale. «È una commedia che medita sul cambiamento — interviene Sara Lazzaro —: i rapporti sono diventati più fluidi e spesso crediamo di sapere come fronteggiare una circostanza, ma quando ci troviamo davvero ad affrontarla il comportamento è diverso da quanto immaginato». «Comunque sono convinta che il cambiamento sia qualcosa di positivo — conclude Comencini — e il disequilibrio che spesso ne deriva è in realtà necessario per rimodulare le cose».