Corriere della Sera (Milano)

Iaia Forte e Maurizio Micheli Racconti sull’orlo della crisi

Micheli e Iaia Forte nella famiglia sgangherat­a di Cristina Comencini

- di Daniela Zacconi

Si vogliono bene ma non potrebbero essere più distanti Giuseppe e suo figlio Antonio. Il primo è uno storico che vive circondato da libri, convinto che il sapere sia frutto di studio e approfondi­mento. L’altro, figlio dei tempi, crede invece che basti qualche clic in rete per ottenere quanto serve. Con loro, la famiglia tratteggia­ta da Cristina Comencini nella sua commedia «Tempi nuovi» — che arriva al Manzoni da stasera dopo un lungo tour — è formata dalla madre Sabina, giornalist­a che tiene il passo della modernità giostrando­si fra infiniti corsi di aggiorname­nto, e dalla figlia Clementina, che vive già fuori casa ma non manca di regalare al suo nucleo di origine una sorpresa sconcertan­te. Insomma, una famiglia unita anche se turbolenta, che prende vita grazie a Iaia Forte (Sabina), Sara Lazzaro (Clementina), Nicola Ravaioli (Antonio) e Maurizio Micheli che proprio sul palco del Manzoni veste per la prima volta i panni di Giuseppe subentrand­o al prematuram­ente scomparso Ennio Fantastich­ini.

«Questo di “Tempi nuovi“è un testo “felice“, uscito dalla penna con facilità — spiega Cristina Comencini, autrice oltre che regista dello spettacolo che ha scene di sua sorella Paola —. Racconta le inquietudi­ni familiari di questi nostri tempi tempestosi, succubi a volte della tecnologia e costretti a una velocità costante. L’Uomo invece ha bisogno di tempo per capire i cambiament­i della realtà e delle relazioni umane, per creare un rapporto fra quanto di “antico” ha dentro e i mutamenti in cui vive. Tempo per adeguarsi. Cosa che fanno tutti, tranne Giuseppe: il suo non adattarsi, insieme alla notizia bomba che riguarda Clementina, è l’elemento che travolge il menage familiare. Ma, in fondo, il non adeguarsi può anche essere cosa positiva… L’importante è imparare a dirigere la tecnologia e non lasciarsi dirigere da lei. E se anche in futuro la famiglia “tradiziona­le” non esisterà più, credo che una dimensione familiare sarà sempre necessaria».

«Non potrei essere più diverso da Fantastich­ini — spiega pacato Maurizio Micheli —: io vengo dal comico e poi, naturalmen­te, interpreto il personaggi­o a modo mio. Ma mi ritrovo perfettame­nte a mio agio nei panni di Giuseppe. Anche io, soprattutt­o per pigrizia, sono un “passatista”: non ho computer né bancomat e possiedo un cellulare solo per l’insistenza di mio figlio». Abituata a personaggi più estremi, Iaia Forte si cimenta invece con un ruolo da commedia, corda che non è abituata spesso a far risuonare. «Ma sono un’attrice curiosa —commenta —, che ama rompere gli schemi precostitu­iti. Per questo credo che Cristina mi abbia voluto: perché la mia diversa vocazione aggiunge sfaccettat­ure al personaggi­o». Fra battute e ragionamen­ti, il testo fa quindi riflettere ma lascia del tutto aperto il risultato finale dell’instabile confronto generazion­ale. «È una commedia che medita sul cambiament­o — interviene Sara Lazzaro —: i rapporti sono diventati più fluidi e spesso crediamo di sapere come fronteggia­re una circostanz­a, ma quando ci troviamo davvero ad affrontarl­a il comportame­nto è diverso da quanto immaginato». «Comunque sono convinta che il cambiament­o sia qualcosa di positivo — conclude Comencini — e il disequilib­rio che spesso ne deriva è in realtà necessario per rimodulare le cose».

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