Corriere della Sera (Milano)

Lezione sulla Shoah

LA MEMORIA DEI BAMBINI TI SPIAZZA

- di Sergio Bocconi

«Papà, sai cos’è il 27 gennaio?». «Sì è...» «...il Giorno della Memoria, e sai perché si chiama così? In classe le maestre ci hanno spiegato che...». Tutti i genitori sanno che quando un bambino di sei anni spontaneam­ente racconta qualcosa che è successo a scuola è bene non interrompe­rlo... «Si chiama così perché quel giorno hanno chiuso l’ultimo campo di concentram­ento dove i tedeschi hanno ucciso milioni di ebrei. Milioni papà, sei milioni!».

Resto in silenzio: il bambino sta accogliend­o ora, e non senza inquietudi­ne, l’idea della morte e mi domando come possa la sua piccola anima contenerne sei milioni. Ma la pausa è breve. Perché lui prosegue: «Sai che tanti tedeschi non volevano che gli ebrei morissero, e che tanti hanno pianto e sono andati a chiedere perdono sulle loro tombe lasciando dei sassolini?». Lo ammetto, mi ha colto di sorpresa. In classe, alla prima elementare della scuola pubblica Umberto Eco di Milano, le maestre hanno parlato ai bambini della Shoah e del Giorno della Memoria sottolinea­ndo anche che tanti tedeschi hanno pianto e chiesto perdono.

Rifletto. Noi adulti sappiamo che quanto accaduto è molto più complesso, che orrore, colpa, responsabi­lità, rimozione sono intervenut­i in questa indefinibi­le tragedia come e forse più che in altre nella storia della Razza Umana. Però mi limito a confermare.

Parla Bruno, e mentre parla scendono le lacrime a Ramon che gli sta di fianco. Poi prende la parola Ramon, e la commozione investe Bruno. Si stringono in un mezzo abbraccio sul palco del liceo Moreschi, davanti a decine di insegnanti e genitori. Fino a ieri quei due papà non si erano mai visti. Eppure hanno perso ciascuno un figlio nello stesso modo beffardo, crudele, impensabil­e. A quattro mesi di distanza uno dall’altro. Pietro Allegra, figlio di Bruno, aveva vent’anni, lo scorso 27 maggio. Igor Maj ne aveva quattordic­i, il 6 settembre. Entrambi sono stati trovati senza vita a casa. In un momento di noia avevano cercato su Youtube le parole «sfida-ragazzi». Sono incappati nelle «cinque challenge pericolosi­ssime che vanno di moda». Una voce avvertiva: «Si rischia di finire molto male». Ma l’adescament­o è lì, nel diabolico sottinteso: tu che hai testa, puoi sfidare il limite. Quale adolescent­e non ha la curiosità che spinge oltre? Quale adolescent­e non è attirato dalle prove di coraggio? L’istante in cui la corda si stringe per provare il blackout, il mortifero «sballo di risorgere». E la vita che invece definitiva­mente se ne va.

Di Pietro non si era mai parlato, finora: «Qualcuno all’epoca ipotizzò il suicidio. La verità, per certi versi ancora più difficile da accettare, è rimasta in famiglia». Due storie molto diverse, lo stesso epilogo. Una domanda che attanaglia entrambi i genitori: se si fosse parlato di Pietro, la tragedia di Igor si sarebbe potuta evitare?. I papà si alzano in piedi. «Siamo qui per dare un senso al nostro messaggio di dolore. Dio solo sa la fatica che si fa a raccontare tragedie così personali — inizia Ramon —. D’istinto volevo solo fermare il tempo. Rimanere nascosto, immobile. Non fare passi avanti che potevano separarmi ancora di più dai giorni in cui mio figlio ancora c’era. Eppure lo sforzo vale la pena, se possiamo ridurre anche di poco il rischio che queste tragedie si ripetano».

Gli adulti devono sapere, è il caveat fortissimo che lanciano alla nostra attenzione. «Ci sono rischi di cui ancora, nonostante quello che accade, siamo ignari». Le loro testimonia­nze vanno ascoltate attentamen­te: «Un inganno, una trappola online si è portata via i nostri ragazzi — racconta Bruno, disperato e tuttavia, per quanto possibile, combattivo —. Pietro era il maggiore dei miei due figli. Gli scout, l’oratorio, l’istituto profession­ale dove studiava, la vita normale. Quella domenica io e il fratello non eravamo a casa, lui aveva da studiare e poi un impegno con gli amici...». Basta un momento di solitudine, di distrazion­e. E ci si fa irretire se non si hanno gli strumenti per resistere. «I giovani non devono confondere il web con un compagno: è lui che li confonde». Anche Igor, primo di tre fratelli, era a casa da solo tra un appuntamen­to con gli amici e uno con la nonna. «Ai nostri figli avevamo parlato dei rischi delle droghe, dei selfie estremi. Ma sul web trovi spunti che neanche immaginiam­o», continua Ramon. L’associazio­ne che va nelle scuole, Iisfa Educ@tional, composta anche da magistrati ed esperti di informatic­a forense, punta a sanare l’impreparaz­ione, come spiegano il presidente Gerardo Costabile e il sostituto procurator­e Francesco Cajani, con i docenti della Cattolica Stefano Pasta e Massimilia­no Andreolett­i. «Dobbiamo stare attenti ai campanelli d’allarme, imparare il linguaggio del web, anticipare il pericolo. La paura deve lasciare il posto all’informazio­ne — avvisano i papà —. Ai giovani la rete regala un mondo ricco e prezioso ma pericolosi­ssimo e noi, insieme a loro, lo dobbiamo conoscere».

L’allarme

Ci sono rischi di cui, nonostante ciò che accade, siamo ancora del tutto ignari

 ?? (Foto Corner/Lapresse) ?? Le lacrimeBru­no Allegra (a sinistra) sul palco del liceo Moreschi dove ha portato la testimonia­nza del dramma che ha colpito la sua famiglia. Pietro, il maggiore di due figli, aveva vent’anni. Studiava all’istituto profession­ale, frequentav­a l’oratorio e gli scout. Il 27 maggio scorso è stato trovato senza vita in casa Il messaggioA destra Ramon Maj, papà di Igor, 14 anni, trovato senza vita in casa lo scorso 6 settembre. Igor era il primo di tre fratelli e conduceva una vita del tutto normale. I due genitori non si erano mai incontrati prima di ieri, quando hanno parlato davanti a decine di insegnanti e genitori
(Foto Corner/Lapresse) Le lacrimeBru­no Allegra (a sinistra) sul palco del liceo Moreschi dove ha portato la testimonia­nza del dramma che ha colpito la sua famiglia. Pietro, il maggiore di due figli, aveva vent’anni. Studiava all’istituto profession­ale, frequentav­a l’oratorio e gli scout. Il 27 maggio scorso è stato trovato senza vita in casa Il messaggioA destra Ramon Maj, papà di Igor, 14 anni, trovato senza vita in casa lo scorso 6 settembre. Igor era il primo di tre fratelli e conduceva una vita del tutto normale. I due genitori non si erano mai incontrati prima di ieri, quando hanno parlato davanti a decine di insegnanti e genitori
 ?? (foto) ?? Il dramma● Due ragazzi vengono trovati senza vita in casa: a maggio Pietro, a settembre Igor ● Ad irretirli la stessa sfida online, il «blackout» I due papà ora lanciano l’avvertimen­to
(foto) Il dramma● Due ragazzi vengono trovati senza vita in casa: a maggio Pietro, a settembre Igor ● Ad irretirli la stessa sfida online, il «blackout» I due papà ora lanciano l’avvertimen­to

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