Corriere della Sera (Milano)

Due papà anti blackout «Non cadete nella Rete»

I figli rimasti vittima di una sfida online

- di Elisabetta Andreis

Due ragazzi vengono trovati senza vita a casa loro, con una corda stretta al collo, a quattro mesi di distanza uno dall’altro. A maggio Pietro, a settembre Igor. Ad irretirli la stessa sfida online, la stessa prova di coraggio, il blackout. I due papà con enorme sforzo portano testimonia­nza davanti a genitori, insegnanti, studenti. «Ai figli avevamo parlato dei rischi di droghe e selfie estremi. Dobbiamo conoscere anche il web».

È vero, tanti tedeschi hanno pianto, sono stati costretti dai loro capi a fare quello che hanno fatto, hanno chiesto perdono agli ebrei. Aggiungo solo: e molti hanno combattuto perché tutto questo non accadesse. Ecco, guardo negli occhi mio figlio e mi rendo conto che sa di avermi raccontato una cosa «grande», importante. Ma è sereno. Perché non odia i tedeschi, che hanno pianto («Tanto sai? Tanto», ripete), sofferto, spesso hanno obbedito per paura e hanno «domandato scusa». E capisco una cosa: il bambino ha imparato che il Giorno della Memoria è importante perché bisogna sempre ricordare affinché tutto ciò non accada più. Ma è anche un giorno di amore: lui ha troppo futuro davanti a sé per ascoltare chi vuole dividere, disprezzar­e, odiare, coltivare rancore. O sempliceme­nte dimenticar­e. Ecco il grande miracolo che le maestre, la scuola, hanno saputo fare: parlare al cuore dei bambini. Il Giorno della Memoria è anche un giorno di amore.

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