Corriere della Sera (Milano)

ATTESE AL PRONTO SOCCORSO I PAZIENTI CHIEDONO RISPOSTE

- Corrado Celata Pier Angelo Ottonelli gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, ho appena scritto una mail alla direzione del gruppo Multimedic­a, mentre sono al Pronto soccorso da oltre 7 ore. È sera inoltrata e da tre ore aspettiamo il referto di una radiografi­a da parte di un radiologo che — ci è stato detto — dovrebbe lavorare da casa. È mai possibile un disservizi­o del genere in una città come Milano, dove la sanità dovrebbe funzionare al meglio?

Ho 75 anni, sono affetto da una malattia rara, il tremore ortostatic­o, e sono cardiopati­co. Il 30 dicembre 2018 mi sono presentato in guardia medica a Corsico perché facevo fatica a respirare e avevo un fischio importante. Fin dal primo istante, resisi conto della situazione, i medici sul posto hanno chiamato l’ambulanza e disposto esami del sangue e una Rx al torace. Sono arrivato al Pronto soccorso del San Carlo intorno alle 16, mi hanno eseguito l’esame del sangue e sono rimasto in attesa di essere visitato. Le ore passavano e sembrava che non arrivasse mai il mio turno. Nonostante la mia situazione, mi è stato assegnato il codice verde e a nulla sono valse le mie richieste di sapere quando finalmente sarebbe giunto il mio turno. A mezzanotte e mezza, senza che nulla fosse cambiato, ho detto all’infermiera di chiedere alla dottoressa in servizio qualche indicazion­e, senza la quale avrei firmato per la dimissione, cosa che mi sono trovato costretto a fare nell’assenza di qualsiasi risposta. Della dottoressa nemmeno l’ombra. Il giorno seguente mia moglie mi ha portato ( facevo fatica a stare in piedi) all’Humanitas a Rozzano. Ho ricevuto fin da subito il codice giallo e mi hanno diagnostic­ato una broncopolm­onite. Mi chiedo come sia possibile un simile trattament­o. Ho denunciato l’accaduto all’ufficio relazioni con il pubblico dell’ospedale, non ricevendo alcun tipo di risposta. Trovo che tutto questo sia del tutto inaccettab­ile.

Caro Celata, caro Ottonelli, lettere così, purtroppo, sono frequenti in questo periodo. E sempre il problema è lo stesso: le lunghe attese al pronto soccorso, o, come nel caso in questione, gravi ritardi nell’assistenza. Non si può generalizz­are, questi sono i mesi dell’emergenza influenza, ma siccome i casi si ripetono è il caso di dire: «Houston, abbiamo un problema». E attendiamo anche noi le risposte dovute ai pazienti che hanno denunciato i casi.

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