ATTESE AL PRONTO SOCCORSO I PAZIENTI CHIEDONO RISPOSTE
Caro Schiavi, ho appena scritto una mail alla direzione del gruppo Multimedica, mentre sono al Pronto soccorso da oltre 7 ore. È sera inoltrata e da tre ore aspettiamo il referto di una radiografia da parte di un radiologo che — ci è stato detto — dovrebbe lavorare da casa. È mai possibile un disservizio del genere in una città come Milano, dove la sanità dovrebbe funzionare al meglio?
Ho 75 anni, sono affetto da una malattia rara, il tremore ortostatico, e sono cardiopatico. Il 30 dicembre 2018 mi sono presentato in guardia medica a Corsico perché facevo fatica a respirare e avevo un fischio importante. Fin dal primo istante, resisi conto della situazione, i medici sul posto hanno chiamato l’ambulanza e disposto esami del sangue e una Rx al torace. Sono arrivato al Pronto soccorso del San Carlo intorno alle 16, mi hanno eseguito l’esame del sangue e sono rimasto in attesa di essere visitato. Le ore passavano e sembrava che non arrivasse mai il mio turno. Nonostante la mia situazione, mi è stato assegnato il codice verde e a nulla sono valse le mie richieste di sapere quando finalmente sarebbe giunto il mio turno. A mezzanotte e mezza, senza che nulla fosse cambiato, ho detto all’infermiera di chiedere alla dottoressa in servizio qualche indicazione, senza la quale avrei firmato per la dimissione, cosa che mi sono trovato costretto a fare nell’assenza di qualsiasi risposta. Della dottoressa nemmeno l’ombra. Il giorno seguente mia moglie mi ha portato ( facevo fatica a stare in piedi) all’Humanitas a Rozzano. Ho ricevuto fin da subito il codice giallo e mi hanno diagnosticato una broncopolmonite. Mi chiedo come sia possibile un simile trattamento. Ho denunciato l’accaduto all’ufficio relazioni con il pubblico dell’ospedale, non ricevendo alcun tipo di risposta. Trovo che tutto questo sia del tutto inaccettabile.
Caro Celata, caro Ottonelli, lettere così, purtroppo, sono frequenti in questo periodo. E sempre il problema è lo stesso: le lunghe attese al pronto soccorso, o, come nel caso in questione, gravi ritardi nell’assistenza. Non si può generalizzare, questi sono i mesi dell’emergenza influenza, ma siccome i casi si ripetono è il caso di dire: «Houston, abbiamo un problema». E attendiamo anche noi le risposte dovute ai pazienti che hanno denunciato i casi.