Corriere della Sera (Milano)

La Cassazione: pena di 6 anni al pugile dell’Isis

La Cassazione

- Di Barbara Gerosa

Sentenza definitiva per i quattro giovani marocchini finiti in manette nell’aprile del 2016 nell’ambito dell’operazione contro il terrorismo internazio­nale condotta dagli uomini della Digos di Lecco, insieme al Ros dei Carabinier­i. La Cassazione ha confermato la pena a sei anni di carcere per il «pugile dell’Isis». Abderrahim Moutaharri­k, 30 anni; sconterà la condanna nel carcere di Sassari dove ora si trova detenuto. Il kickboxer cresciuto a Valmadrera e poi trasferito­si con la famiglia a Lecco, era stato arrestato dopo mesi di indagini e intercetta­zioni. Lavoro da operaio, campione di arti marziali, perfettame­nte integrato, adepto del Jihad all’apparenza insospetta­bile. Sei anni per associazio­ne con finalità di terrorismo, così come si era già espressa la Corte di Appello nel novembre 2017 e prima il tribunale di Milano. Confermata anche la condanna per la moglie Salma Bencharki, con la quale, secondo quanto ricostruit­o dall’inchiesta, intendeva partire per la Siria: 3 anni e 4 mesi, pena ridotta in secondo grado rispetto ai 5 anni della prima sentenza. La donna, madre di due bimbi piccoli, è ai domiciliar­i nell’abitazione dei genitori a Ballabio. Tre anni e quattro mesi anche per Wafa Koraichi, sorella di Mohamed, partito da Bulciago nel 2014 con la moglie italiana Alice Brignoli e i tre figli piccoli, per raggiunger­e i territori dell’Isis. Infine 5 anni e 4 mesi per Abderrahma­ne Khachia, residente a Brunello (Va), fratello di Oussama, morto in Siria dopo essere stato espulso dall’Italia per sospetta apologia di terrorismo. Durante le indagini era stato intercetta­to il cosiddetto «poemabomba», un messaggio audio ritenuto un’esortazion­e a colpire l’Italia. Moutharrik aveva risposto dicendosi disposto a compiere un attentato in Vaticano. I 4 si sono sempre difesi spiegando che mai avrebbero compiuto azioni violente e negando contatti con il Califfato. La Cassazione ha ritenuto inammissib­ili i ricorsi dei difensori, concordand­o con quanto chiesto dal Sostituto Luigi Birritteri, per il quale «è stato applicato il nostro diritto penale».

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In carcere Abderrahim Moutaharri­k

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