Corriere della Sera (Milano)

Affari di famiglia con mediazione fra cane e gatto

- Di Cesare Rimini

In questi giorni c’è stata nella Casa dei Diritti una importante riunione. Il tema era il bel libro a cura di Fulvio Scaparro e Chiara Vendramini «Pacificare le relazioni familiari» (Erickson), già citato in queste pagine. Tutti erano rappresent­ati: mediatori familiari, psicologi, magistrati, avvocati. Forse mancava la rappresent­anza degli psichiatri che, nella storia che raccontiam­o, appaiono anch’essi preziosi. Due ex coniugi in sede di divorzio si sono messi d’accordo su tutto con l’aiuto dei loro avvocati. Ma poi è emerso un problema gravissimo. Le due figlie Paola e Teresa (di 16 e 13 anni) hanno una cagnolina, Gisella. Tutti i nomi naturalmen­te, compreso quello della cagnolina, sono inventati per la riservatez­za. Il fatto è che le ragazzine, quando vanno a casa del papà, hanno sempre portato con loro Gisella. Questa volta però, ecco il problema, perché il padre divorziato vive con la sua compagna che ha un gatto di nome Mao (anche questo inventato per la riservatez­za del gatto). La convivenza di Mao con Gisella appare difficile e pertanto ci si attende un intervento di mediazione familiare, o veterinari­a, per pacificare le relazioni. Gli animali a volte godono di una attenzione eccessiva rispetto a quella che i loro «padroni» dedicano alle persone.

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