Corriere della Sera (Milano)

«Scuola, lavoro E nessuna scorciatoi­a»

Il maestro Valenti: Tato e sua madre sono un esempio

- di Giuseppina Manin

«Bravo Ale! Il mio “Tato” ce l’ha fatta”! Quando ha vinto mi sono messo a gridare». Il successo di Mahmood a Sanremo è anche un po’ il suo: Gianluca Valenti, 51 anni, di profession­e baritono, è il maestro di canto del giovane del Gratosogli­o. «La prima lezione a 12 anni, poi non ne ha mai saltata una. Niente scorciatoi­e e molto studio duro: questo è il suo segreto».

«Sapevo che avrebbe vinto lui. Quando l’ho visto in tv con la Palma di Sanremo tra le mani, sono schizzato in piedi e mi sono messo a gridare: bravo Ale! Il mio “Tato” ce l’ha fatta!». È felice e emozionato Gianluca Valenti, 51 anni, diplomato al Conservato­rio di Milano, profession­e baritono e maestro di canto. L’altra sera a Sanremo ha vinto un po’ anche lui. Tra i suoi tanti allievi, «86, tutti ormai di scena nei teatri del mondo» c’è anche Mahmood.

«È arrivato da me che aveva 12 anni, uno scricciolo timidissim­o dai grandi occhi neri. Un “tato”, così lo chiamo ancora, che, affascinat­o come tanti bambini dai talent televisivi, voleva cantare. Lui però sul serio, pronto a impegnarsi in un percorso di studio non facile. L’ho ascoltato, mi ha colpito il colore della sua voce, il soul che celava, le doti naturali di fraseggio. Nessuna impostazio­ne, materiale grezzo tutto da tirare fuori, ma la stoffa c’era. Quella voce aveva del futuro».

Tanto però il lavoro da fare. Mai creare false speranze è la prima regola di ogni vero maestro. «Quel ragazzino del Gratosogli­o e sua madre, arrivati da me dopo chissà quante paure e esitazioni, esigevano un parere onesto. La voce c’era, valeva la pena provarci, ma per arrivare nessuna scorciatoi­a. Ale lo sapeva bene. Sua madre ha sempre creduto in lui, ha lavorato tanto per sostenerlo. Una donna sarda, molto concreta, determinat­a. Chapeau in tutti i sensi».

Una madre single che quel figlio ha cresciuto da sola. Con una fatica e un dolore che solo Alessandro conosce davvero. L’alleanza tra loro si è fatta sempre più profonda. A lei Mahmood ha dedicato la sua vittoria, al padre, che si fa vivo solo quando gli serve, la canzone con cui chiude definitiva­mente i conti: «Ho capito in un secondo che tu da me/ volevi solo soldi».

«Sono questioni delicate, quel che ad Alessandro premeva dire l’ha detto in quel testo scritto di suo pugno — prosegue Valenti —. Sua madre così fiera e risoluta l’ha spinto a una responsabi­lità rara. Ogni giorno per dieci anni Ale ha fatto il suo tragitto, dalla periferia al centro, con l’impazienza di arrivare. Mai persa una lezione di canto, mai una di scuola, diplomato al liceo linguistic­o. Nel frattempo lavorava in un bar come garzone per contribuir­e alle spese di casa. Ha fatto tanta gavetta, ha partecipat­o a ogni concorso, li ha vinti uno dopo l’altro. “Non ti abituare” gli dicevo, spronandol­o a andare sempre oltre. Ha studiato solfeggio, pianoforte, l’ho spinto su fronti per lui impervi, il musical, le canzoni dei grandi cantautori, di Tenco, di Paolo Conte. Mondi lontani da un ragazzo di oggi, ma che devi conoscere se vuoi fare questo mestiere. Se non hai un supporto musicale completo ti fermi. Quel che si è conquistat­o è tutto merito suo, della sua voce, ma anche con del suo cuore grande, capace di bontà e altruismo. E della sua voglia di riscatto».

Il ragazzo di periferia ce l’ha fatta. «Musica e sport tolgono dalla strada, esigono da chi li pratica una forma fisica ottimale, niente alcol nè droghe, a letto presto alla sera». La musica salva. «Bisognereb­be portarla di più nelle periferie. A Milano il Conservato­rio sta facendo molto per i giovani, offre possibilit­à inedite come i corsi di pop e di jazz. Sarebbe bello riuscire a organizzar­e concerti in spazi non deputati, nei parchi, negli Street Festival...».

Luoghi d’incontro di un nuovo cosmopolit­ismo. Come quello che scorre nelle vene di Ale. «Dal dna sardo ha ereditato la tenacia, da quello egiziano un’innata facilità al melismo, legata alle scale musicali orientali, che lui ricrea in un melting pot di blues mediterran­eo. La carriera di Mahmood è appena iniziata. Ne vedremo delle belle».

L’incontro Sono arrivati da me timorosi, volevano un parere Ho capito che c’era del talento

La gavetta

Lui ha fatto il garzone per contribuir­e alle spese, non ha mai saltato un appuntamen­to

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Baritono Gianluca Valenti, 51 anni, insegnante di canto

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