Diritti gay, appello a Nike «Non tolga l’arcobaleno»
Porta Venezia e diritti gay, appello del sindaco
C’è chi su Internet chiede di boicottare i prodotti Nike. Chi invece si rivolge ad Atm con una domanda diretta come l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino: «Siete impazziti?». Interviene anche Monica Cirinnà, la madre delle unioni civili, che si scaglia contro l’oscurantismo imperante. La cancellazione dell’arcobaleno dalla stazione di Porta Venezia per far posto ai poster pubblicitari della Nike sta provocando una marea di polemiche e non è detto che nelle prossime ore la situazione non possa cambiare. Uno dei più arrabbiati, il sindaco Beppe Sala, è alla ricerca di una soluzione che permetta di mantenere i colori cari alla comunità lgbt alla fermata M1, evitando così il trasferimento in un’altra stazione. «Sarebbe da sciocchi perdere un segno come questo — ha detto ieri il primo cittadino a margine del capodanno cinese in piazza Gramsci — Non lo sapevo, magari sarei potuto intervenire prima, però invito Nike a trovare una formula per lasciare l’arcobaleno dove si trova perché è un segno importante e caratterizza quella fermata».
Oggi i vertici di Atm si sentiranno con i responsabili di IgpDecaux, la società che gestisce la pubblicità all’interno delle stazioni e che intrattiene i rapporti diretti con Nike. La soluzione potrebbe essere quella di dipingere con l’arcobaleno il corridoio sotterraneo che l’azienda di prodotti sportivi trasformerà in una grande palestra con vari corner e attività a disposizione dei cittadini per tre mesi. L’importante, per Sala è che l’arcobaleno non si sposti da lì, perché la scelta di Porta Venezia non era casuale in quanto i locali della zona sono un punto di ritrovo della comunità gay. Adesso, molto dipenderà dalla risposta di Nike che proprio per rientrare dei costi di realizzazione della palestra aveva ottenuto la possibilità di installare la sua pubblicità sui muri delle banchine dipinte con i colori dell’arcobaleno.
Dicevamo delle proteste. Quella più accorata arriva da Cirinnà: «Attenzione — dice in un video su Facebook - perché Milano Porta Venezia non è una questione locale, ma nazionale per quanto riguarda l’inclusione, i diritti, la voglia di libertà. Il gay district è un luogo in cui si fa cultura a livello europeo. Il sindaco Sala lo ha voluto fortemente e sono sicuro che lavori per ché l’arcobaleno torni il più presto possibile. Non è pensabile oscurarlo e far vincere le forze più oscurantiste di Milano». Conclusione: «L’Atm ascolti il sindaco. Non accetteremo che l’arcobaleno sia installato in un’altra fermata. La fermata è Porta Venezia, Milano città europea, Milan, città dei diritti». Stesso concetto espresso da Francesco Pintus, coordinatore della Pride week milanese: «Non possiamo accettare un “tornerà lì o altrove” da Atm. La fermata arcobaleno di Porta Venezia è diventata in questi mesi un simbolo importante non solo per la comunità lgbt e per il quartiere ma per tutta la città di Milano, in un momento in cui il Paese è sempre più attraversato da discorsi di odio verso il “diverso”. Facciamo quindi appello a Atm, al Comune di Milano e al sindaco Sala affinché l’arcobaleno torni a splendere nella fermata della metropolitana di Porta Venezia in occasione della giornata mondiale contro l’omo-transfobia, il prossimo 17 maggio, e in vista del Milano Pride, il 29 giugno».
Cirinnà Non è pensabile coprirlo e far vincere le forze più oscurantiste