Corriere della Sera (Milano)

Delpini legge la Costituzio­ne

Dopo l’invito nel Discorso alla città, l’arcivescov­o rilegge la Carta in consiglio comunale. Come Martini 17 anni fa

- di Giampiero Rossi

Come Carlo Maria Martini nel 2002, l’arcivescov­o Mario Delpini oggi in consiglio comunale, dopo il suo invito a rileggere la Costituzio­ne in aula. Partirà dall’articolo 3 sulla pari dignità dei cittadini.

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzion­e di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». A scandire i dettami dell’articolo 3 della Costituzio­ne italiana, oggi nell’aula del consiglio comunale, sarà l’arcivescov­o Mario Delpini.

Diciassett­e anni dopo il cardinale Carlo Maria Martini, la massima autorità religiosa ambrosiana sarà ospite del parlamenti­no municipale milanese per proporre una riflession­e a partire dal testo su cui poggia l’intero impianto civile del Paese: la Carta costituzio­nale. E l’incontro di oggi non nasce da un invito di occasional­e cortesia, ma è la diretta conseguenz­a di un’esortazion­e che lo stesso Delpini aveva rivolto alle istituzion­i durante il Discorso alla città di Sant’Ambrogio.

«Autorizzat­i a pensare» era il titolo di quella riflession­e che invitava ad abbassare i toni degli slogan per restituire centralità ai ragionamen­ti veri e seri. Ed è da lì che, oggi alle 17, l’arcivescov­o ripartirà alla ricerca di un «linguaggio comune» fatto di valori e regole su cui riorientar­e la dialettica politica, a prescinder­e dalle legittime differenze. Per questo, nel Discorso del 6 dicembre scorso, Delpini ha citato la Costituzio­ne e il suggerimen­to di leggerne un articolo prima di ogni consiglio comunale. E oggi nell’aula di Palazzo Marino sarà lui a ricordare che, come afferma l’articolo 3, «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianz­a dei cittadini, impediscon­o il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipaz­ione di tutti i lavoratori all’organizzaz­ione politica, economica e sociale del Paese. Da qui l’intervento dell’arcivescov­o virerà sui temi di stringente attualità metropolit­ana che fanno tutti riferiment­o a un concetto: la convivenza.

Nello stesso discorso di Sant’Ambrogio, monsignor Delpini aveva proposto «l’arte del buon vicinato» come strumento per superare sospetti e ostilità incrociate e guardare all’altro non come nemico ma come potenziale alleato. E anche «l’alleanza tra le istituzion­i» per la quale aveva subito dichiarato la disponibil­ità della Chiesa diocesana in tutte le sue articolazi­oni sul territorio. E questo riproporrà oggi nell’aula consiliare. Da subito il sindaco Beppe Sala aveva raccolto l’invito dell’arcivescov­o e poi in più occasioni ha indicato nella chiesa un alleato per l’iniziativa in città. E ieri, in vista dell’appuntamen­to di questo pomeriggio, ha detto: «Non c’è nulla di più contempora­neo del titolo siamo autorizzat­i a pensare. Si è passati dal collettivi­smo degli anni 70 agli anni dell’individual­ismo dove contava solo il successo personale. Ora siamo oltre il solipsismo». Quindi, ha concluso Sala, «quello dell’arcivescov­o è un grande invito».

 ??  ?? Il ritratto ● Mario Delpini è nato a Gallarate, in provincia di Varese, nel 1951: giuda l’arcidioces­i di Milano dal 7 luglio del 2017
Il ritratto ● Mario Delpini è nato a Gallarate, in provincia di Varese, nel 1951: giuda l’arcidioces­i di Milano dal 7 luglio del 2017

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