Corriere della Sera (Milano)

Anticorruz­ione: Canzio al vertice

Già numero uno in Cassazione, Canzio all’Orac

- di Simona Ravizza

Alla guida dell’Arac, l’agenzia anticorruz­ione della Regione arriva il giudice Giovanni Canzio, 74 anni, già primo presidente della Corte di cassazione e della Corte d’appello di Milano e L’Aquila.

Il giudice che è stato il più alto in grado d’Italia ai vertici della nuova Anticorruz­ione di Regione Lombardia. Alla guida dell’Organismo regionale per le attività di controllo arriva Giovanni Canzio, 74 anni, già primo presidente della Corte di Cassazione dal 7 gennaio del 2016 al 31 dicembre del 2017, precedente­mente presidente della Corte di Appello di Milano (2011-2015) e della Corte di appello di L’Aquila (20092011), nonché consiglier­e della Corte di Cassazione (1995–2009).

In una Lombardia che fa ancora fatica a scrollarsi dalle spalle i pesanti scandali giudiziari per corruzione soprattutt­o nella Sanità, dove sotto i colpi delle inchieste della Procura è caduto nel 2013 dopo 18 anni il Celeste Roberto Formigoni e in cui il mandato del governator­e Roberto Maroni è stato scandito dagli arresti dell’assessore Mario Mantovani e del padre della riforma sanitaria Fabio Rizzi, la Regione a guida Attilio Fontana punta su un uomo che fa parte del gotha della magistratu­ra come controllor­e della macchina regionale. Domani il nome di Canzio sarà proposto in giunta come presidente dell’Orac, che va a sostituire Arac (nata dopo l’inchiesta Smile sulle tangenti negli appalti odontoiatr­ici), il Comitato per la legalità e la trasparenz­a degli appalti (guidato dal generale Mario Forchetti) e il Comitato controlli (mai venuto alla ribalta). Un’infinità di organismi, come denunciato più volte dal Corriere, ognuno nato dopo uno scandalo ma che, a parte rare eccezioni, non sono serviti a evitarne di nuovi. Di qui la volontà di cambiare su spinta di Fontana e dell’assessore al Bilancio Davide Caparini che segue il dossier. Tra i compiti di Orac, che avrà nove membri di cui due indicati dalle opposizion­i, quello di verificare a campione le procedure di acquisto degli ospedali ed esaminare — anche su segnalazio­ne — documenti e atti amministra­tivi per scovare eventuali irregolari­tà.

Di lui i critici ricordano che, da giudice in Cassazione, fu relatore al processo in cui Giulio Andreotti era accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalist­a Mino Pecorelli: la sentenza d’appello,

La scelta

Il nome sarà proposto alla giunta dal presidente Fontana e dall’assessore Caparini

di condanna, fu annullata senza rinvio. La sua fama, però, è indiscutib­ile. Canzio, che secondo i ben informati è stato in predicato di essere anche consiglier­e giuridico del Quirinale, è ancora oggi un punto di riferiment­o per gran parte della magistratu­ra. Considerat­o un uomo di potere è conosciuto anche come un decisionis­ta: difficile pensare che si presti a fare solo da parafulmin­e alle inchieste della magistratu­ra; più probabile — scommette chi gli è vicino — che cerchi di sfruttare al meglio i poteri, pur limitati, di Orac per prevenire altri illeciti.

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Chi è Giovanni Canzio è nato nel 1945 e nel 1970 ha cominciato la carriera in magistratu­ra

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