Dai «Soliti idioti» al teatro Il nuovo Francesco Mandelli
La svolta di Francesco Mandelli: dai «Soliti idioti» a un testo di Will Eno
«“I soliti idioti” era il mio punto di vista sulla realtà, oggi mi sento diverso; da quando sono padre il mio sguardo è cambiato, ho una maggiore responsabilità verso il lavoro e me stesso». Francesco Mandelli, da anni al fianco di Fabrizio Biggio nel popolare duo comico, diventa «single» e torna al primo amore, il teatro, con «Proprietà e atto» del celebre drammaturgo americano Will Eno; a dirigerlo è Leonardo Lidi, talentuoso regista allievo di Antonio Latella.
In scena, unico protagonista della vicenda, uno «straniero» nel senso più ampio del termine con un monologo che parla di diversità, «di quella inadeguatezza che si può provare anche quando si è tra amici», spiega Mandelli. Uno spettacolo denso, fatto di aneddoti, suggestioni e visioni, un lavoro che parla del nostro essere «senza dimora» riflettendo su memoria, perdita di coscienza e solitudine.
Un invito a lasciarsi sorprendere osservando il mondo con altri occhi. «Qui i punti di vista sono sempre due, da una parte c’è l’attore, dall’altro il pubblico», sottolinea Mandelli. «Ma non per questo c’è scontro, anzi l’obiettivo è evidenziare i punti d’incontro, non le diversità».
Sul palco, dunque, pensieri che riguardano il nostro tempo per uno spettacolo dove c’è spazio anche per la comicità. «Si ride, certo, ma si esce dal teatro facendosi delle domande e questo mi piace molto: per la prima volta sento che sto facendo qualcosa di importante, non voglio rinnegare il passato, semplicemente dico che forse sono cresciuto e sto cercando di trovare qualcosa di più consono a una persona di quarant’anni che da venti fa questo mestiere. So bene che è un rischio allontanarsi dal pubblico che mi ha seguito finora, ma con un testo così è difficile sbagliare. E poi sinceramente credo che il successo sia ben altro: oggi essere famoso non è figo, è facile; è molto più figo fare delle cose belle in cui credere».
E infine al nuovo Mandelli, neoregista con «Bene ma non Benissimo», film sul tema del bullismo, nonché autore dell’ironico libro «Mia figlia è un’astronave», alla domanda che cosa ne pensa della satira oggi, risponde: «“I Soliti Idioti” dieci anni fa funzionavano perché c’era Berlusconi, oggi fare satira è decisamente più complicato perché fare la parodia di Salvini è impossibile, e poi il linguaggio e la qualità del dibattito si sono abbassati tantissimo, le ideologie sono crollate e si vota per slogan. Ora la cosa più importante è chiedersi dove e perché si è sbagliato: nella nostra politica non c’è più l’essere umano, nel nostro spettacolo è il protagonista».