Il ritorno di «A chorus line» Spettacolo leggendario nato a Broadway nel 1975
Chiara Noschese riprende «A Chorus Line»
Quando è storia è storia. «A chorus line», di Michael Bennett, che torna in una nuova edizione italiana della Stage con regia di Chiara Noschese, appartiene alla leggenda dal musical, nata il 25 luglio 75 in un teatro di Broadway dove ha collezionato in 15 anni 6137 recite, 7 milioni di spettatori, 9 premi Tony e pure il Pulitzer. Perché è lo show dentro lo show, l’esaltazione commossa della vita di teatro e della sua complicità, la storia di 19 ballerini in cerca di una scrittura che si presentano a un’audizione con un regista che ne scritturerà otto e vuole conoscere gli artisti e le loro storie. Anche qui prepara un nuovo show come nei film cult tipo «42ma strada» o «Spettacolo di varietà», ma ribaltando il modello con partecipazione di Freud, la memoria del gran teatro intimista americano e un grande affetto per tutto il mondo dietro le quinte visto dagli autori Kirkwood e Dante. Ciascuno dei ragazzi, «gypsies», zingari, perché viaggiano in tournée, si presenta, si racconta, canta una canzone, spesso con spirito; sogna, ricorda, mette a nudo psicologia e speranze come fosse all’Actor’s Studio, evocando emozioni creando un miracolo: «A chorus line» è i «Sei personaggi» del musical. Quale il segreto? Divertimento ed ex aequo commozione. Alla fine c’è un colpo di scena fantasy che distribuisce a tutti cilindro, bastone e paillettes.
Stanno tutti, anche la ex fiamma del regista che era nel 90 la Baccarini, sulla linea del «coro», quella che li divide dal proscenio delle star, ed è vita vissuta da Bennett (musi-
cata da Marvin Hamlish (straordinariamente) in una scenografia di Lele Moreschi.
Dopo tre mirabili edizioni di Saverio Marconi che si era innamorato a vista dello show (ma a Milano anche due edizioni originali, una al Castello Sforzesco nell’86) e dopo il film con Michael Douglas diretto da Attenborough dell’85, questa versione avrà, promette Noschese, «un linguaggio moderno che brilla nel tempo e i candidati all’audizione vivono un viaggio tra presente e passato: ci emozioniamo con loro, è anche la nostra audizione col bisogno della finzione e di allestire la vita con un po’ di poesia. Un Chorus line 2.0». Le coreografie sono riprodotte dall’originale da Fabrizio Angelini che è sulla «chorus line» dal 1990, la direzione musicale dal vivo di Andrea Calandrini. Son giovani e preparati i 19 ballerini che si confessano a cuore aperto e spiegano perché e con quali nevrosi vogliono stare in scena col batticuore. Per loro, come dice l’ultimo song famoso e luccicante è davvero una «singular sensation» perché «A chorus line» continua ad essere una rivoluzione nel musical, la carta di identità dove dimostra che oggi è adulto ma ancora possiede una straordinaria carica.
Musical cult Uno show leggenda nato in un teatro di Broadway nel ‘75, visto da 7 milioni di persone