Corriere della Sera (Milano)

DIFENDO IL GIARDINO DEI GIUSTI

- di Gabriele Nissim

Diciamo la verità. Se oggi il Monte Stella è diventato per le nuove generazion­i un luogo di memoria, lo si deve prima di tutto al Giardino dei Giusti di tutto il mondo inaugurato nel 2003 dall’allora sindaco Albertini. In tutti questi anni, nessuno aveva mai pensato di farlo diventare un luogo di rimembranz­a e di pace, mentre si svolgevano gare sportive e festival di ogni forza politica. Oggi il Monte Stella è un punto di riferiment­o mondiale per i cento Giardini dei Giusti nati in Italia e nel mondo sull’esempio di Milano. Chi ha creduto nella simbologia di questa montagnett­a, sorta dalle macerie della Seconda guerra mondiale, ne dovrebbe essere lusingato.

Questo perché lo spirito di un’opera vive nel tempo se c’è qualcuno che ne raccoglie con i fatti l’eredità morale. Oggi nel Giardino di Milano sono ricordati alcuni dei migliori esempi dell’umanità che si sono opposti, come Jan Karski, Armin Wegner, Andrej Sakharov, Papa Giovanni XXIII, ai genocidi e ai totalitari­smi del Novecento. Migliaia di ragazzi da tutta Italia vengono a visitare il Giardino con il gusto giovanile di credere al futuro dell’umanità. Con la loro presenza hanno dato un valore in più al Monte Stella, perché chi crede nel bene e nel valore della pace rende la natura più bella. A questi giovani pieni di entusiasmo abbiamo voluto offrire dei camminamen­ti di pietra per non scivolare nel fango nei giorni invernali e una piccola area dove discutere con gli insegnanti sulle storie dei Giusti. Non essendoci più spazio per nuovi alberi, inoltre, abbiamo dovuto progettare dei piccoli muretti dove, come è accaduto a Yad Vashem per gli stessi motivi, possiamo inserire i nomi dei personaggi onorati.

Il progetto di ristruttur­azione del Giardino non è niente di più di questo, ma qualcuno tra i contestato­ri lo dipinge come un mostro architetto­nico, pur non essendosi mai curato di valorizzar­e il concetto di memoria del Monte Stella e dello stesso Giardino dei Giusti. Sarebbe interessan­te indagare il motivo di tanta ostilità dopo che per oltre cinque anni abbiamo lavorato per ottenere il massimo consenso negli organi amministra­tivi e non abbiamo avuto timore nel sottoporci al giudizio del Tar. Abbiamo accettato il confronto con tutti e abbiamo raccolto i suggerimen­ti, nonostante il Tribunale ci avesse dato ragione. Siamo stati un esempio di dialogo con tutti e abbiamo sempre accettato di ritardare i lavori per migliorare il progetto. Purtroppo il motivo di tante polemiche non ha nulla a che vedere con il progetto, perché qualsiasi soluzione verrebbe messa in discussion­e. Come scrive su Arcipelago Milano, con sorprenden­te sincerità, l’architetto Graziella Tonon, una delle capofila delle proteste, il Giardino dovrebbe venire al più presto spostato in qualche altra località. Chi la pensa in questo modo considera il valore della memoria dei Giusti sul Monte Stella una deturpazio­ne dell’ambiente. Il ricordo del Bene svilirebbe il Monte Stella. Peccato che a pensarla in questo modo sia il ministro dei Beni culturali Bonisoli, che con la delibera sulla sospension­e di lavori ha mostrato insensibil­ità per un luogo che ricorda il valore della solidariet­à, boicottand­o lo svolgiment­o della Giornata dei Giusti dell’umanità — riconosciu­ta solennità civile dal Parlamento nel 2017 — proprio in quella che è la «capitale morale» dei Giardini dei Giusti. Tutto ciò è il segno di un decadiment­o etico a cui cercheremo di reagire con la massima determinaz­ione per il futuro del Paese.

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Storico L’attivista, 69 anni

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