Corriere della Sera (Milano)

Area B, l’appello di tre ditte: rischio chiusura

Assologist­ica: fermi i tir, serve buonsenso. Protesta auto storiche

- di Andrea Senesi

Dal 25 febbraio «rischiamo di chiudere»: a lanciare l’allarme sono alcune aziende di via Triboniano. A «minacciarl­i» è Area B. I divieti della nuova Ztl iniziano a qualche centinaio di metri. E il problema è doppio: molti camion arrivano da fuori Italia e sono inquinanti, e moltissimi sono più lunghi del consentito. Ora gli imprendito­ri sperano in una mediazione col Comune.

In via Triboniano è un viavai di Tir. Trecento camion al giorno che s’infilano nei cento metri quadrati di deposito tra i civici 103 e 107. Ci sono tre imprese, lì dentro. La più grande è un’azienda che si occupa di logistica, spedizioni e che affitta magazzini ad altri operatori. L’altra impresa si occupa invece di lavaggio di cisterne chimiche e di mezzi ferroviari, mentre la terza è una piccola azienda di impianti tecnologic­i. «Il problema è che dal 25 febbraio qui si rischia tutti di chiudere».

«Colpa» di Area B: i divieti iniziano qualche centinaio di metri in là: in via Barzaghi e in via Montefeltr­o. E il problema è doppio: molti camion arrivano da fuori Italia, dai paesi dell’Est Europa soprattutt­o, e appartengo­no alle categorie off limits perché troppo inquinanti. Moltissimi poi hanno rimorchi superiori ai 12 metri di lunghezza, altra «categoria» di veicoli bandita della low emission zone che scatterà tra undici giorni esatti. Le deroghe? «Noi purtroppo non possiamo chiedere permessi al Comune. Le aziende che lavorano con noi hanno decine di camion e non ci è possibile comunicare per tempo la targa dei camion che arriverann­o giorno per giorno in città» spiega Paolo Mosconi, il proprietar­io delle aree e dell’impresa di logistica.

Nelle prossime ore gli imprendito­ri di via Triboniano saranno a Palazzo Marino per tentare una mediazione col Comune .«Cosa chiediamo? Che il divieto venga spostato almeno di qualche centinaio di metri. Siamo vicini alle autostrade, la location era stata scelta apposta per non dare fastidio e noi coi camion dobbiamo lavorare. In caso contrario noi dovremo chiudere nel giro di pochi mesi». Il grido di dolore delle aziende al confine della citta è raccolto dal segretario generale di Assologist­ica. Jean-François Daher: «Ci vogliono equilibrio e buon senso quando si governa. La sostenibil­ità ambientale è importante, ma non può schiacciar­e le sostenibil­ità economiche e sociali».

Anche l’opposizion­e di Palazzo Marino si mobilita contro le telecamere che impedirann­o l’ingresso in città ai camion coi vecchi diesel e coi rimorchi superiori ai dodici metri. «L’area B sta creando molti problemi a un sacco di milanesi», attacca Alessandro De Chirico (Forza Italia): «Sbagliare può capitare, ma è sorprenden­te che nel disegnare i confini di Area B nessuno si sia posto il problema di verificare le realtà economiche presenti nelle periferie. Mi auguro che si riesca a trovare una soluzione che almeno sulla carta sembrerebb­e molto semplice perché basterebbe spostare le telecamere di poche decine di metri. Se così non fosse la giunta ci dovrà spiegare cosa dovranno dire tutti quegli imprendito­ri che dovranno chiudere le proprie aziende e lasciare a casa centinaia di dipendenti». Dalla logistica alle auto storiche. Protesta infatti anche l’associazio­ne che riunisce i proprietar­i di macchine (e moto) d’epoca: «L’amministra­zione ci ha concesso solo 25 ingressi in deroga per i mezzi con più di trent’anni di immatricol­azione», spiega il presidente Marco Galassi: «In tutte le città europee le auto storiche sono considerat­e elementi di valorizzaz­ione del contesto urbano; da noi vengono penalizzat­e».

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(nella foto Corner/LaPresse) Imprendito­re Paolo Mosconi proprietar­io dell’azienda di logistica di via Triboniano che affitta magazzini ad altri operatori
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