Atleta senegalese adottato Insulti sul muro di casa
Il senegalese Bakary: non capisco, ho paura
«Non capisco il perché quelle scritte razziste, è la prima volta che mi capita una cosa del genere: a Melegnano mi trovo bene e non ho mai avuto problemi con nessuno». Ha poca voglia di parlare Bakary Dandio, il giovane mezzofondista senegalese al centro di un episodio razzista a Melegnano: solo alcune parole, confidate via Whatsapp dopo essersi sfogato con il papà, Paolo Pozzi, e il suo allenatore, Giuseppe Salerno, che da due anni lo allena nell’Atletica Leggera Melegnano, la società con cui ha vinto tre ori tra 400 e 800 metri nei campionati nazionali Csi. «Sono meno tranquillo ora quando esco — confida lui —, ma non ho intenzione di cambiare il mio modo di vivere».
«Pagate per ospitare negri di m...», con tanto di freccia a indicarne i destinatari — la famiglia Pozzi, conosciuta in città per l’impegno civile e per la tragedia di Natale 2004 costata la vita all’allora 17enne figlia Lucia travolta da un Porsche Cayenne impazzito mentre usciva dalla Messa, e il 21enne Bakary da pochi mesi loro figlio adottivo —: la frase anonima apparsa sui muri di casa Pozzi è stata subito denunciata ai carabinieri della stazione melegnanese. Scritta a penna sul muro interno e accompagnata da un’altra frase razzista («Italiani = m...») per accusare la scelta dei Pozzi di adottare un ragazzo senegalese fino a due anni fa ospitato nell’Hotel Ambra di San Zenone come rifugiato. «Bakary oggi è un ragazzo perfettamente inserito nella comunità — conferma papà Paolo —: va a scuola, pratica sport, tifa per la Juventus: è una delle persone più piacevoli, miti e rispettose che abbiamo mai conosciuto».
Giunto in Italia nel 2014 con un passato di povertà estrema alle spalle, Bakary ha ottenuto lo status di rifugiato nel 2016 ed è stato notato da Paolo Pozzi e Angela Bedoni, conosciuti per il loro impegno civico (lei è figlia di Cesare Bedoni, figura locale della Resistenza e fondatore degli Scout), che hanno deciso di portarlo a vivere con loro avviando le pratiche per l’adozione. «Bakary è un ragazzo riservato — racconta il suo allenatore Giuseppe Salerno —, ma l’ho sentito tranquillo. “Bisogna dimostrarsi superiori a certa gente”, mi ha detto».
Scioccato invece il presidente dell’Atletica Melegnano Antonio Caliendo: «Una scritta vigliacca e ignobile. Bakary all’inizio era un ragazzo molto timido ma ora è amico di tutti. Come mezzofondista veloce ha dei numeri: corre i 400 sotto i 50 secondi e potrebbe fare sicuramente gare Fidal a livello nazionale».
L’atletica leggera è la passione del giovane senegalese che lunedì pomeriggio, giorno in cui è stata scoperta la doppia frase razzista, si è presentato puntualmente al centro di allenamento ex Snam di San Donato Milanese dove da mesi si allena con la Cus Pro Patria Milano per fare il grande salto. Per lui l’episodio razzista è già alle spalle, così come per papà Paolo che non intende venire meno ai suoi principi di «accoglienza, prossimità e solidarietà come uniche risposte possibili a una situazione politica e sociale che fomenta l’emergere di sentimenti di odio e intolleranza».
Meno per il sindaco «dem» Rodolfo Bertoli a cui quella frase non è andata giù: «Melegnano ha una tradizione di
I genitori nel mirino Attacco alla famiglia Pozzi-Bedoni, nota per l’impegno civico: «Pagate per questi»
accoglienza e tolleranza, gli autori di questo gesto vanno condannati senza appello». E per dimostrare la vicinanza di palazzo Broletto alla famiglia Pozzi ha invitato al prossimo Consiglio comunale la mamma di Bakary Angela Bedoni per condannare pubblicamente l’atto di intolleranza.