Ridere con garbo sui «Tempi nuovi»
La famiglia e lo sconvolgimento che la rivoluzione tecnologica ha portato nei rapporti interpersonali e in tutte le vite. Tema impegnativo che Cristina Comencini, autrice e regista, affronta con ironia in «Tempi Nuovi» (al Manzoni, fino al 24), una commedia condotta a buon ritmo divertente e sagace, che senza voler dare risposte, illustra con garbo le difficoltà di molti genitori e figli. Siamo in una famiglia borghese, il padre è uno storico che vive tra migliaia di libri, «analfabeta elettronico», almeno all’inizio. La moglie è una giornalista che cerca di stare al passo coi tempi, ma rimarrà sconvolta quando saprà che la figlia, Sara Lazzaro, è omosessuale e aspetta un figlio dalla sua compagna, «Nonna di un banca del seme». Il figlio, Nicola Ravaioli, vive leggero, basta sempre solo un vago orientamento generale nella Storia come nella vita, e niente impegni, solo gioco, lui e i suoi amici si «turnano» le ragazze, che fanno altrettanto. Bravi tutti gli interpreti, Iaia Forte da un tono di caldo spaesamento alla sua madre che si ritrova depositaria di tradizioni e di un passato che nessuno sembra volere. Maurizio Micheli, ironico e sornione ben interpreta con venature umoristico-satiriche, il padre che farà un salto finale nella rete. Personaggi stereotipi. Forse, ma ci sono generazioni per cui è ancora difficile uscire dalla convenzione.