Corriere della Sera (Milano)

TRIENNALE, FILOSOFIA DI UN BRAND

- Di Andrea Kerbaker

La Triennale è in fermento. A fine mese si terrà l’inaugurazi­one della XXII edizione dell’esposizion­e internazio­nale, affidata a Paola Antonelli. Nel frattempo, oggi si presenta al pubblico la nuova immagine dell’istituzion­e. Un cambiament­o curato da Norm, uno studio grafico zurighese che collabora con i maggiori musei del mondo, dalla Tate al Louvre, mentre il nuovo volto del sito è stato affidato a una nota boutique di Milano, la Accurat. Entrambe le società sono state selezionat­e da concorsi con centinaia di partecipan­ti; e la doppia indicazion­e di uno studio estero e uno milanese è indicativa dell’orientamen­to della Triennale: attenzione alle esperienze internazio­nali senza trascurare quanto avviene in città. È la linea della presidenza di Stefano Boeri: cambiare nel rispetto della tradizione di un marchio che da cento anni accompagna la nostra crescita. Un atteggiame­nto doveroso: parlare di immagine della Triennale, infatti, significa ripercorre­re la storia stessa di grafica e design del secolo scorso, attraverso i nomi italiani e stranieri che hanno disegnato il Novecento. Basta andare nella sala riunioni al terzo piano a guardare i poster delle manifestaz­ioni del passato: una passerella di firme straordina­rie, da Mario Sironi e Albe Steiner fino a Bob Noorda. Le collaboraz­ioni più recenti hanno coinvolto gli ottimi Italo Lupi e Pierluigi Cerri; la presentazi­one della nuova immagine sarà anche l’occasione per rendere omaggio a loro e alla grande tradizione che impersonif­icano.

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