Addio ai tralicci dell’alta tensione Così cambia il paesaggio in Valtellina
Entro il 2020 sulla dorsale orobica saranno abbattuti altri 400 piloni e interrati i cavi
Via ai tralicci dell’alta tensione in Valtellina. Sono centinaia quelli che saranno dismessi regalando un nuovo volto alle montagne candidate ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Gran parte dei pali dell’alta tensione, 1.355 complessivamente quelli che scompariranno ora invece ben visibili lungo tutto il tracciato che arriva alle porte di Milano, verranno abbattuti e i cavi interrati, dando concretezza alla seconda fase dell’accordo di programma sottoscritto a giugno 2003 da Terna, che gestisce le linee, con Regione Lombardia, le Province di Sondrio e Brescia, Comunità Montane di Valtellina e Val Camonica e i 15 comuni interessati dall’intervento. Un progetto che parte da lontano e che ora, anche sotto la spinta dei comitati nel frattempo sorti per chiedere l’abbattimento dei tralicci, si prepara a prendere forma.
Punto fermo la realizzazione dell’elettrodotto San Fiorano-Robbia, in territorio svizzero, che avrebbe dovuto comportare una razionalizzazione della rete elettrica in Valtellina. Così è stato solo a metà. Durante la prima fase, che si è conclusa a fine 2017, sono state demoliti 160 chilometri di linee, 180 i km di cavi interrati con un abbattimento di 500 tralicci, compresi quelli presenti sulla piana di Bormio. Entro il 2020 ne scompariranno altri 400 sulla dorsale orobica.
Ma la novità di queste ore riguarda l’accelerazione degli interramenti nel tratto tra Grosio e Tirano, con la costruzione a valle di una nuova direttrice da 380 kilowatt che dalla Valtellina arriva fino a Verderio, nel Lecchese. Difficile da spiegare, più semplice da comprendere il risultato. I pali dell’alta tensione diventeranno in larga parte del territorio montano solo un ricordo. Non spariranno tutti, e non accadrà subito, ma la strada è tracciata. «È prevista la demolizione di circa 480 chilometri di linea — spiega l’assessore regionale alle Risorse energetiche, Massimo Sertori —. Il primo step interesserà la tratta tra Grosio e Venina: verranno interrati i 15 km dell’elettrodotto a 220 kilowatt Premadio-Tirano. La seconda parte si concentrerà sulla nuova direttrice tra Venina e Verderio. Interventi che miglioreranno l’efficienza delle reti elettriche, riducendone al minimo l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio che per un territorio a vocazione turistica è la prima risorsa da preservare. Una volta completati i lavori di smantellamento restituiremo a cittadini e turisti la bellezza delle vette libere dai vecchi tralicci». Per accelerare il processo è stato chiesto a Terna di creare due tavoli tecnici, che dovranno lavorare parallelamente, uno a Sondrio, coordinato dalla Provincia e avviato ieri, che si occuperà della rete da Grosio a Venina, il secondo, con la supervisione della Regione, per tutto il resto del tracciato.
«Un passaggio fondamentale perché riavvia un iter che in precedenza aveva consentito di individuare e inserire negli strumenti urbanistici i corridoi per le nuove linee», sottolinea Elio Moretti, presidente della Provincia di Sondrio. Intanto però i cittadini continueranno a vigilare. «Non dimentichiamo che si tratta di un accordo di programma stipulato sedici anni fa e a oggi realizzato solo in parte — spiega Renato Cardettini, portavoce del comitato per la razionalizzazione delle linee ad alta tensione in Valtellina—. Chiediamo solo che dopo tante promesse questa sia veramente la volta buona. Abbiamo raccolto più di duemila firme, organizzato eventi e momenti di approfondimento. Vorremmo che anche le nostre proposte venissero prese in considerazione durante i tavoli tecnici e auspichiamo che Terna abbia con noi un intenso e costruttivo confronto».