INCERTEZZA IL VIRUS DA BATTERE
C’è in giro un virus terribile, capace di uccidere ogni istinto economico, a qualsiasi livello. Si chiama incertezza e non fa distinzione tra società quotate e piccoli artigiani. Affonda le sue radici in quella che gli anglosassoni definiscono macroframe, la cornice dentro la quale disegnare il proprio business. L’imprenditore chiede poche cose, ma pretende risposte chiare e definitive: vuole sapere cosa serve per aprire una fabbrica, un negozio o assumere una persona, quali sono le leggi da rispettare, quali e quante le tasse da pagare. Le più grandi imprese straniere in Italia, al momento di investire, talvolta tirano il freno a mano perché non si fidano del quadro normativo, non comprendono i tempi infiniti della burocrazia. I dati che arrivano da Assolombarda si possono spiegare solo con la diffusione di quel virus. Negli ultimi tre mesi del 2018, quelli dei consumi più spinti conclusi con il Natale, il «lavoro in somministrazione» ha registrato un calo del 58 per cento nelle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza. A Brescia si sono fermati a un -43 per cento, ma alla fine i conti sono chiari: 25 mila lavoratori in meno. In calo soprattutto il commercio, settore su cui grava l’annunciata chiusura domenicale. Dal 2013 la domanda di questo tipo di lavoro era più che raddoppiata, nel 2018 è scesa del 10 per cento. Dev’essere il virus. Perché se in Lombardia la frenata è così decisa, chissà cosa è successo dalle altre parti.