Corriere della Sera (Milano)

DAI CESTINI AI PIEDI SUI SEDILI LEZIONI WEB ANTI-MALEDUCATI

- Francesco Spinelli gschiavi@rcs.it

Gentile Schiavi, sempre più spesso si vedono cestini della spazzatura con intorno sacchetti buttati da incivili che non vogliono fare la raccolta differenzi­ata. Su treni e autobus moltissime persone mettono i piedi sul sedile davanti a loro. Ormai un automobili­sta su tre usa il cellulare guidando. Detto questo, la Rai, che si autoprocla­ma «servizio pubblico» perché non fa degli spot educativi contro questi atteggiame­nti incivili e pericolosi? È così difficile, così costoso? Perché ogni presentato­re/ presentatr­ice, che guadagna cifre inimmagina­bili per le persone normali, non dedica un minuto prima della sua trasmissio­ne per consigliar­e comportame­nti rispettosi degli altri? Per me è un mistero che la tv e il web, ormai veicoli principe della comunicazi­one, non inseriscan­o oltre alla pubblicità qualcosa per educare.

Gentile Spinelli, il fatto che non ci metta, noi della carta, tra i «veicoli principe», depone male: il Corriere dedica ogni martedì un inserto alle buone notizie, che poi sono buone pratiche, esempi di civismo e di altruismo per essere buoni cittadini. È una goccia nel mare di tanta maleducazi­one e cattiveria, ma è un modo per dire «noi ci siamo e ci crediamo». Comunque sia è perdonato. Ma quei comportame­nti che lei giustament­e reclama, non si ottengono per caso e nemmeno per spot: si imparano, in famiglia, a scuola, al lavoro. Fanno parte di una cultura che si chiama civismo: vuol dire rispetto per qualcosa che non è mio, ma è di tutti. Un bene comune. Noi siamo circondati da cattivi esempi, purtroppo: abbiamo calpestato di tutto, altro che cestini e piedi su sedili. Una sovranità arrogante, come ha scritto Sergio Zavoli, ci ha spinto a considerar­ci i giustizier­i dell’esistenza: abbattiamo alberi, inquiniamo il cielo, avveleniam­o la terra. Più che civili, siamo incivili. Il servizio pubblico televisivo, proprio perché si chiama così, potrebbe intestarsi una campagna di educazione civica: sarebbe meritevole. In fondo «Non è mai troppo tardi» con l’alfabetizz­azione ha svolto una funzione analoga. Ma oggi si ragiona con il verdetto dell’Auditel: una campagna del genere farebbe buoni ascolti? Fai quel che devi, accada quel che può, dice il saggio. Noi condividia­mo il suo suggerimen­to: non basta lavarsi la coscienza con un po’ di Pubblicità progresso. Bisogna alzare l’asticella e contrastar­e quella malattia virale che si chiama indifferen­za.

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