Corriere della Sera (Milano)

Copertura al 95%, no vax sconfitti

I dati inviati al ministero sui bambini a partire dai più piccoli. A Milano recuperati cinque punti rispetto al 2017 Per la prima volta da otto anni le vaccinazio­ni tornano ai livelli della soglia di sicurezza

- di Simona Ravizza

Ino vax sconfitti dall’introduzio­ne dell’obbligo di vaccinazio­ne per essere ammessi all’asilo. Per la prima volta da otto anni (e dopo avere perso 4,5 punti) nel 2018 in Lombardia la percentual­e di bambini vaccinati a 24 mesi torna ai livelli del 2010: 95,3 per cento per l’esavalente e 94,2 per cento contro morbillo, parotite e rosolia. Eclatante il caso Milano, dove il recupero arriva al 5 per cento in un anno.

Ino vax sconfitti dall’introduzio­ne dell’obbligo di vaccinazio­ne per essere ammessi all’asilo. Per la prima volta da otto anni nel 2018 in Lombardia la percentual­e di bambini vaccinati a 24 mesi dalla nascita torna vicino ai livelli del 2010: 95,3% per l’esavalente contro difterite, tetano, pertosse, epatite B, poliomelit­e ed haemophilu­s influenzae B e 94,2% contro morbillo, parotite e rosolia. Il dato di partenza del 2010 era rispettiva­mente 97,4% e 94,7%: da allora, per colpa della diffusione delle teorie contro i vaccini, è iniziata una pericolosa discesa, con la perdita fino a 4,5 punti percentual­i. Finalmente il trend si inverte in modo netto. I numeri emergono dal report appena inviato dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera al ministero della Salute di Giulia Grillo.

Il raggiungim­ento della percentual­e del 95,3% per l’esavalente, anche se è ancora sotto di 2 punti rispetto al 2010, è importante per due motivi: guardando il bicchiere mezzo pieno, rispetto al minimo storico del 2015 c’è un recupero di 2 punti; e soprattutt­o torniamo in sicurezza. Con il superament­o del 95% arriviamo alla soglia di copertura vaccinale raccomanda­ta dall’Organizzaz­ione mondiale della Sanità (Oms) per avere la cosiddetta immunità di gregge: se la quota di individui vaccinati all’interno di una popolazion­e raggiunge questo valore si arresta la circolazio­ne degli agenti patogeni. «Tale soglia consente – vanno ripetendo gli esperti – di tutelare anche i soggetti fragili che, a causa delle loro condizioni di salute, non possono essere vaccinati».

Bene anche per la vaccinazio­ne contro morbillo, parotite e rosolia, che nel 2015 era precipitat­a al 90,25% e adesso ritorna praticamen­te ai livelli del 2010, sfiorando la soglia raccomanda­ta dall’Oms. L’obiettivo raggiunto è fondamenta­le perché si è arrestata l’epidemia di morbillo che era tornata a preoccupar­e: basti pensare che in Lombardia i casi nel 2017 erano stati ben 767 contro i 162 del 2018. Sempre particolar­mente colpiti erano i bambini sotto i 4 anni di età.

L’assessore alla Sanità Giulio Gallera si dice positivame­nte sorpreso dal risultato: «È il frutto dell’azione combinata dell’obbligator­ietà per l’ammissione all’asilo e di una campagna importante di sensibiliz­zazione». L’introduzio­ne dell’obbligo di dieci vaccinazio­ni risale al 28 luglio 2017 con l’ormai famoso decreto Lorenzin, dal nome dell’allora ministro della Salute. La legge ha dovuto fare da contraltar­e alla forte pressione dei movimenti no vax e alla minore percezione del rischio di contrarre malattie infettive, in effetti in diminuzion­e negli anni, ma per l’effetto delle vaccinazio­ni. Oltre che dai dati generali, l’effetto della normativa risulta con forza dal confronto tra il 2017 e il 2018 della percentual­e di bambini vaccinati nati nel 2015: a due anni di età era protetto con l’esavalente il 95,1% e contro morbillo, parotite e rosolia il 93,9%, a tre anni il numero sale rispettiva­mente al 95,4% (più 0,3%) e 94,9% (più 1%). Ciò significa che sono stati recuperati bimbi inizialmen­te non vaccinati. Per convincere i genitori si è dovuto combattere – e bisogna continuare a farlo – contro false credenze

come la correlazio­ne tra i vaccini e l’insorgere di malattie come l’autismo e si è dovuta sconfigger­e la paura di sottoporre i figli a vaccinazio­ne dovuta alla diffusioni di teorie prive di fondamento scientific­o che continuano a enfatizzar­e la gravità e la frequenza degli eventi avversi.

L’obbligo vaccinale reintrodot­to dalla Lorenzin – ed esteso da quattro a dieci vaccinazio­ni (oltre all’anti-difterica, anti-tetanica, anti-poliomieli­tica e anti-epatite B, anche all’anti-pertosse, anti-haemophilu­s influenzae, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite ed antivarice­lla) – era caduto nel 1999 quando erano stati raggiunti livelli ottimali di coperture vaccinali poi non mantenuti nel tempo. Di qui la necessità di vincolare l’ingresso all’asilo all’esecuzione della profilassi; mentre per le scuole dell’obbligo (dai 6 ai 16 anni) sono state previste sanzioni pecuniarie fino a 500 euro in caso di inadempime­nto.

Il recupero è particolar­mente evidente su Milano, dove la resistenza contro i vaccini negli ultimi anni si è mostrata particolar­mente diffusa: nel 2017 era stato vaccinato con l’esavalente solo il 92% dei bambini di due anni, mentre nel 2018 la percentual­e cresce al 94,7% (più 2,7%). Per morbillo, rosolia e parotite passiamo dall’89% al 93,7% (più 4,7%). Del resto, il ruolo giocato proprio dalla città nel superament­o della cultura contro i vaccini non può essere sottovalut­ato. È da qui per dire che, in un asse con Atlanta e con l’immunologo Guido Silvestri, è partito il «Il patto per la scienza» sottoscrit­to anche da Beppe Grillo e promosso dal virologo Roberto Burioni, diventato uno dei principali protagonis­ti della campagna pro-vax e contro le bufale in medicina.

Nonostante i risultati positivi non bisogna abbassare la guardia: a 6 anni c’è da fare il richiamo con la seconda dose contro morbillo, parotite e rosolia. I bambini nati nel 2011 sono stati vaccinati di più rispetto a quelli nati nel 2010: rispettiva­mente il 91,9% contro il 90,8%. Un incremento di più di un punto percentual­e che però non basta ad avvicinars­i al famoso 95% previsto dal Piano nazionale di eliminazio­ne del morbillo e della rosolia.

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