Lo scatto perfetto
Il lecchese Stefano Pensotti è il fotografo di viaggi più famoso del mondo «Si deve catturare l’attimo»
«Per ottenere lo scatto perfetto sono dovuto tornare in quel luogo segreto per quattro anni di seguito. Le concrezioni di sale, il vapore dell’acqua, il passaggio della carovana di cammelli nella conca dove un tempo c’era il mare. Ci sono riuscito dopo diversi tentativi». Eccolo lo scatto perfetto, una delle otto immagini selezionate tra 20.000 fotografie provenienti da 142 paesi del mondo che gli hanno consentito di vincere, primo italiano da quando quindici anni fa è stato istituito il premio, il Travel Photographer of the Year Awards. Stefano Pensotti, 59 anni, nato tra le montagne della Valsassina, insignito da una giuria londinese del titolo di miglior fotografo di viaggi 2018, è in partenza per l’India: vuole catturare i colori e le emozioni della festa dei guerrieri Sikh. L’ennesimo riconoscimento della sua carriera, che ritirerà ad aprile a Londra, è già alle spalle. Così come gli oltre cinquanta paesi del mondo visitati in 25 anni di attività. Abituato a guardare sempre avanti. «Una passione che ho fin da bambino, ho iniziato rubando la fotocamera a mio fratello maggiore — racconta —. Poi sono arrivare le gite e i reportage, chiamiamoli così, per il giornalino dell’oratorio. Il primo viaggio fotografico è stato in Ladakh nel 1995. La serie di otto scatti premiata parla di mondi lontani attraverso le immagini della quotidianità. La preghiera in Myanmar, la bimba sul lago a Timbuctu che lava i panni. La presenza dell’uomo è sempre centrale, se viaggi devi fotografare le persone». Ci sono i luoghi, i volti, i paesaggi. «Niente di esotico e banale. Questo è l’obiettivo — conclude il lecchese, che vive tra Milano e Dakar —. Lo scatto che continuo a inseguire? Quello perso sul Karakorum. Nei bidoni il fuoco con cui scaldare il catrame, gli operai al lavoro in una sorta di danza infernale. Gli occhi bianchi, la pelle scura. Solo alla fine mi sono accorto che non si era agganciata la pellicola. Le immagini erano rimaste impresse solo nei miei occhi. L’esperienza mi ha insegnato che la fotografia è solo una questione di tempo. Bisogna catturare l’attimo prima che fugga via”.