Corriere della Sera (Milano)

Le leggi spuntate con il clochard

Disabile in carrozzina attacca i passanti. Serie di denunce, sempre rilasciato

- di G. Guastella

È una mina vagante che esplode ad ogni momento ma che nessuno sa come disinnesca­re. Denunciato decine e decine di volte, arrestato e condannato a ripetizion­e, da anni un disabile malato di Aids vaga nel centro di Milano tra piazza Duomo e Cordusio su una sedia a rotelle insultando, aggredendo e ferendo a bastonate i passanti che gli capitano a tiro e gli agenti che intervengo­no per bloccarlo, e che poi lo vedono puntualmen­te tornare in circolazio­ne. Una storia che svela tutti i limiti di un sistema giudiziari­o e sociale dalle armi spuntate di fronte a casi del genere.

Mario (nome di fantasia) è un pugliese di 55 anni con alle spalle una lunga carriera criminale cominciata negli anni 90 che gli ha fatto guadagnare 14 condanne più una sfilza di procedimen­ti ancora in corso. Alla prima condanna del 1993 per rapina seguono altre per porto abusivo d’armi e una teoria di sentenze per lesioni personali, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Un soggetto dalla «spiccata attitudine a delinquere» e «grandement­e proclive alla violenza», scrivono il procurator­e aggiunto Maria Teresa Mannella e il sostituto Michela Benedetta Boldrini, gli ultimi ad occuparsi di Mario coordinand­o le indagini del Nucleo antiabusiv­ismo della Polizia locale di Milano.

L’uomo si muove sulla sedia a rotelle per una lesione alla spina dorsale, anche se può usare le gambe, non ha una casa e di solito dorme intorno a piazza Duomo. Un nonnulla lo fa andare in escandesce­nze, se uno non gli va a genio o lo guarda male perché da fastidito ai clienti di un bar oppure protesta perché si è messo per terra ostruendo il passaggio, Mario diventa violento e sfrontato perché sa che, malato com’è, non gli faranno niente. Il 3 marzo dell’anno scorso, di fronte alla Rinascente, ha aggredito un turista arabo colpendolo alla testa con un pezzo di metallo smontato dalla carrozzina, fratturand­ogli il cranio. Un mese prima aveva rotto il naso a un vigile urbano che aveva tentato di calmarlo mentre inveiva contro i camerieri e i clienti di un bar di piazza Duomo. Una volta ha preso una fionda e ha scagliato una rondella metallica contro un passante causandogl­i un taglio a un sopraccigl­io, un’altra si è spogliato nudo in Galleria mentre passavano dei bambini. Gli ultimi episodi di un elenco praticamen­te infinito risalgono allo scorso febbraio, quando se l’è presa con una ragazza in bicicletta spruzzando­le uno spray al peperoncin­o e minacciand­ola con un coltello. Quando la Polizia è arrivata per arrestarlo, Mario ha aggredito anche gli agenti, ha sputato contro di loro e ha devastato l’auto con la quale lo portavano in Questura. Ogni volta, fermato o arrestato, viene scarcerato a causa delle sue condizioni di salute, che sono incompatib­ili con il carcere. Non può essere neppure messo agli arresti domiciliar­i, visto che non ha una casa. Potrebbe andare in una Rems, la Residenza per le esecuzioni delle misure di sicurezza, ma a quanto pare l’unica in grado di accoglierl­o si trova in Sardegna ed è pure al completo. I pm Mannella e Boldrini avrebbero voluto vietagli di stare a Milano con un divieto di dimora, misura che pare abbia funzionato a Riccione, dove l’uomo si trasferisc­e in estate a fare più o meno le stesse cose. Il gip, però, non l’ha ritenuta giustifica­ta, nonostante l’evidente pericolosi­tà del soggetto, sostengono i magistrati che si sono rivolti al Tribunale del riesame, che gli ha dato ragion ribaltando la prima decisione. Nel frattempo, Mario era stato scarcerato e riarrestat­o. Era andato al canile e, per riprenders­i il cane che gli era stato tolto, ha rinchiuso un’addetta in una stanza: sequestro di persona. Accusa che non ha avuto effetti pratici dato che, manco a dirlo, è tornato libero. Stavolta, però, è sparito. Sa che a Milano non può mettere piede. La sua storia, hanno scritto i giudici del riesame, evidenteme­nte meriterebb­e un «maggiore approfondi­mento ed eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali».

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