Viaggio nei populismi europei
Sonia Bergamasco interpreta «Ritorno a Reims»
Dramma contemporaneo sulle derive del populismo
Dopo due titoli ospiti, Thomas Ostermeier, fra i più acclamati registi tedeschi, direttore a Berlino della Schaubuhne, dove ha invitato anche Saviano, mette ora in scena una produzione del Piccolo Teatro più che mai in questo caso Teatro d’Europa. «Ritorno a Reims» dal bel libro del sociologo Didier Eribon (Bompiani/Giunti) è infatti uno spettacolo transnazionale, cui il regista lavora in sintonia col paese ospite e dentro il contesto sociale. La prima versione fu nella proletaria Manchester nel 2017, poi quella tedesca, portata anche in Usa, indi la francese con Irene Jacob. L’Italia è la quarta e forse l’ultima tappa di un viaggio che vuole tornare alle origini, espone molti dubbi ma non offre risposte di comodo ai terremoti politici europei.
Spiega Ostermeier, nipotino brechtiano, classe ’68, orgoglioso d’essere nel teatro di Strehler: «Una storia biografica, il ritorno in flash back dopo la morte del padre violento, razzista e omofobo, di Didier che si vergogna di essere gay e scappa a Parigi dove diventa professore. La domanda è: perché la vergogna omosessuale, non quella della condizione operaia di famiglia? Cosa è cambiato?». Se Eribon sarà salvato da Lacan, Foucault, Sartre, tema di interesse per il regista è lo spostamento a destra anche del proletariato: «Che non si sente più rappresentato dalla sinistra, è travolto dalle falsità dei media. Io cerco di entrare nel tessuto connettivo del paese ospite quindi di “mettere in scena” dopo il documentario dove l’autore si racconta nei luoghi vissuti, il privato dei tre miei straordinari attori con cui ho parlato a lungo, facendoli diventare la parte nuova dell’allestimento che contiene anche spezzoni e ritagli della vostra storia: voi con Berlusconi avete anticipato Trump».
Attori e ruoli: Sonia Bergamasco come attrice, Rosario Lisma come regista, che scende anche in platea a parlare col pubblico, il rapper Tonny Kuti, nigeriano bresciano, tecnico del suono: si chiamano per nome, decisi alla sincerità assoluta. Dice il regista: «Non si capisce perché scegliere tra lotta sociale e lotta per i diritti civili, è tutto interconnesso. Non bisogna idealizzare certi partiti comunisti come quello francese, retrogrado sui diritti, mentre voi avete avuto Berlinguer e metterò nei video sull’Italia alcuni filmati dei suoi funerali seguiti da milioni di persone». Domande importanti, che rimbalzano uguali e diverse da capitali del mondo teatrale e la scelta del materiale d’archivio a sorpresa: chi ci sarà? In che veste? I traditori della sinistra chi sono? «Transnazionale anche il tema», osserva Escobar, direttore del Piccolo, «cioè le contraddizioni della sinistra, il divario tra Reims che è la fabbrica e Parigi che è la cultura e la libertà seguendo quella che lo scrittore stesso chiama una Indocilità ragionata». Ci sarà anche il cinema, in scena, come accede spesso, cioè il documentario dove lo stesso Eribon si racconta mentre si svilupperà in scena il dibattito sul film stesso.