Cordoglio bipartisan per l’ex presidente Il politico che scriveva romanzi gialli
Segnato dall’altalena dei processi sul caso Serravalle. Da tempo era malato. La famiglia: funerali privati
Il minuto di silenzio in Consiglio comunale e i tanti messaggi di cordoglio di amici e avversari. È il saluto della città a Filippo Penati, l’ex presidente della Provincia di Milano, scomparso ieri dopo che i medici gli avevano riscontrato un tumore l’anno scorso. Era stato lui stesso a rivelarlo lo scorso luglio quando una sentenza in appello della Corte dei Conti lo condannò a risarcire 19,8 milioni per l’acquisto delle quote della Milano-Serravalle: «Un anno fa mi è stato riscontrato un cancro, e i medici concordano che è anche conseguenza della mia vicenda giudiziaria».
Non vuole dare giudizi politici il sindaco Beppe Sala. E non per le vicende giudiziarie che hanno accompagnato gli ultimi anni di Penati, ma perché Sala di Penati è stato un caro amico, soprattutto nel periodo devastante della malattia. «Per me è stato solo un amico a cui ho voluto bene e che ho accompagnato nell’ultima, dolorosa, fase della sua non banale vita».
Non banale e lontana dai riflettori. Scriveva gialli. Da volontario insegnava italiano agli stranieri. Era diventato presidente del Geas Basket, la squadra di pallacanestro femminile di Sesto in difficoltà economica. Le atlete si erano tagliate lo stipendio per poter continuare il campionato. Penati le aveva salvate dal fallimento. Quello era il suo rifugio. E anche la sua unica sommessa richiesta: rimanere presidente della società nonostante la malattia lo tenesse lontano dalla palestra e dalle trasferte.
Il giorno dopo il cordoglio è bipartisan. «Ho avuto il piacere di conoscerlo — dice il governatore leghista Attilio Fontana — e di condividere con lui momenti istituzionali importanti sempre tesi a valorizzare le istituzioni a ogni livello, dai Comuni alle Province fino alla Regione». Così l’azzurro Giulio Gallera: «Penati è stato un autentico riformista e un vero innovatore, riuscendo ad innovare la sinistra milanese e lombarda. È stato un amministratore capace e questo la devo ammettere da uomo del centrodestra».
Più complicato nel Pd che deve fare i conti con quello che Penati ritenne un vero tradimento: la cancellazione del suo nome dall’anagrafe degli iscritti e la costituzione di parte civile nei processi che lo vedevano imputato. Lo dice senza mezzi termini un suo figlioccio politico, il viceministro agli Interni, Matteo Mauri: «Non si meritava i voltafaccia che ci sono stati. A partire da quelli dentro il suo partito. Non si meritava le meschinità, tipiche delle persone piccole». L’altro discepolo, Maurizio Martina è visibilmente commosso: «Voglio dirti che porterò sempre con me la tua umanità, prima di ogni altra cosa. Sei stato un combattente, autorevole e mai scontato».
Ma a ricordare la figura di Penati c’è anche il mondo del commercio e dell’impresa. «Con Filippo Penati scompare un uomo leale, legato alle istituzioni e vicino concretamente al mondo delle imprese — dice il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli —. Addolora che nell’ultima parte della sua vita abbia dovuto affrontare prove difficili, spesso in solitudine, ma sempre con grande dignità».
La famiglia ha chiesto riserbo e i funerali si svolgeranno in forma strettamente privata.
Sala Amico che ho seguito in questa dolorosa fase della sua vita
Fontana Condivisi momenti istituzionali importanti per gli enti locali
Sangalli Uomo leale e vicino alle istanze delle imprese
Si è battuto con dignità