Corriere della Sera (Milano)

Rider contro rider Fattorini divisi sulle questioni contrattua­li Tutela da dipendenti o lavoro autonomo?

- Giampiero Rossi

Cottimo contro stipendio fisso. Lavoro autonomo contro rapporto dipendente. I rider sono divisi su (almeno) due fronti che si combattono nel mondo che avvolge quasi tutti i loro rapporti: il digitale.

La tensione è salita — fino ad affiorare anche nel mondo reale — nelle ultime settimane, in concomitan­za con la dirittura d’arrivo del decreto che dovrebbe cambiare le regole che governano il lavoro dei fattorini a due ruote che consegnano cibo a domicilio. Proprio da Milano è partita la raccolta di firme per una petizione che chiede di modificare il decreto in discussion­e in Senato. I punti contestati riguardano la retribuzio­ne minima oraria prevalente («cottimo non è una parolaccia») e l’obbligo di assicurazi­one Inail («temiamo che il costo di quelle assicurazi­oni finirebbe per ricadere su di noi»). Controprop­osta: «Definiamo standard minimi di tutela da rispettare, e lasciamo libere le piattaform­e di stipulare le assicurazi­oni con compagnie private o con l’Inail». Quindi la lettera-petizione che circola via Facebook e sulle chat dei rider elenca altri temi: trasparenz­a dei sistemi di ranking e struttura dei guadagni, portabilit­à della «reputazion­e», corsi di sicurezza stradale, distribuzi­one di caschi e luci di sicurezza. «Abbiamo raccolto 700 adesioni», dicono i promotori. Ma dopo qualche giorno si affaccia sull’arena digitale anche il collettivo Deliveranc­e, che rivendica la primogenit­ura della rappresent­anza dei fattorini a pedali, e lancia un’accusa pesante: la raccolta di firme sarebbe «falsa» e i «cottimisti» sarebbero in realtà «un gruppo di crumiri» che «in cambio di un trattament­o di favore difende gli interessi delle piattaform­e». Ancora pochi giorni ed ecco la controrepl­ica: due nuove pagine Facebook che fanno da punto di riferiment­o per i rider di Milano e Roma contrari alla riforma. «Non siamo noi a pensarla come le piattaform­e, ma sono le piattaform­e che la pensano come noi», scrive Nadia Giobbi, molto attiva in questa pionierist­ica fase sindacale. Già nella primavera scorsa, in effetti, insieme Tutte le notizie di cronaca e gli aggiorname­nti in tempo reale sul sito Internet del «Corriere» milano. corriere.it a un gruppo di colleghi si era rivolta alla UilTucs milanese alla ricerca di una rappresent­anza più strutturat­a a partire da un principio fino a quel momento del tutto inedito e già in polemica con quelli di Deliveranc­e: «Basta con il pietismo per i “poveri rider” e basta con i flash mob e i gossip: i problema non sono le mance, questo è il nostro lavoro e le piattaform­e non sono il nemico. Si tratta di farci riconoscer­e alcuni diritti e per questo serve un sindacato vero».

Ora, in questa fase di ulteriore inasprimen­to dei toni che via web, la pagina Facebook aperta ai «cottimisti» è bandita non soltanto al fronte avverso ma anche ai sindacati. Il mondo dei rider si ritrova così in un’inedita spaccatura «ideologica» ma ancora molto fragile dal punto di vista della rappresent­anza. Al di là delle adesioni a una petizione o dei «mi piace» a un comizio digitale, nessuno, infatti, può esibire numeri veri, sostenitor­i in carne e ossa. Anche perché molti fattorini del cibo sono stranieri: e per tanti di loro la parola «sindacato» è ancora sconosciut­a.

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A destra, alcuni rider durante un incontro sindacale nella sede della UilTucs. In primo piano Nadia Giobbi, tra i promotori della petizione contraria al decreto legge
Protesta A sinistra, un flash mob promosso dal collettivo Deliveranc­e che conduce una battaglia sindacale per un approccio antagonist­a rispetto alle aziende Dialogo A destra, alcuni rider durante un incontro sindacale nella sede della UilTucs. In primo piano Nadia Giobbi, tra i promotori della petizione contraria al decreto legge

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