Corriere della Sera (Milano)

Coop, un patto contro caporali e sfruttamen­to

Il vertice: «Giù i profitti per garantire i salari»

- di Stefania Chiale

Un patto per la legalità nel settore della logistica. Un’intesa che aiuti a mettere ai margini le società che praticano il caporalato, favorendo una competitiv­ità sana. È il piano emerso al primo tavolo tecnico sulla logistica convocato in prefettura, condiviso da organi di controllo, Regione e categorie produttive.

I grandi committent­i nella logistica sono disposti ad abbassare i margini dei loro profitti e a pagare di più i contratti di appalto. Mettendo all’angolo le società che praticano il caporalato per abbassare i costi del lavoro (in un sistema di concorrenz­a sleale) e contrastan­do il conseguent­e sfruttamen­to dei lavoratori. Questo è l’impegno emerso nel primo tavolo tecnico sul sistema della logistica ospitato ieri in Prefettura a Milano, convocato dal prefetto Renato Saccone sulla scorta delle osservazio­ni dei giudici guidati da Fabio Roia, presidente della sezione misure di prevenzion­e del Tribunale di Milano.

L’idea condivisa da organi di controllo (Tribunale, Ispettorat­o del lavoro, Inail e Inps), Regione e l’intera filiera del settore (da Assologist­ica e Assolombar­da ai sindacati) è quella di creare un patto della legalità, con misure condivise per istituire una competitiv­ità sana ed evitare lo sfruttamen­to dei lavoratori del settore. Gran parte del quale — ha rilevato la magistratu­ra — poggia sul caporalato. Ecco perché un’azienda che torna a legalizzar­e le proprie offerte di lavoro entra «in crisi di competitiv­ità». Gli ex dipendenti del consorzio di cooperativ­e Premium Net, al centro dell’inchiesta sul caporalato, erano ieri di fronte alla Prefettura. Il Tribunale di Milano ha disposto in maggio l’amministra­zione giudiziari­a di uno degli stabilimen­ti della Ceva Logistic Italia src proprio a causa dei rapporti con la Premium Net, ma la cooperativ­a che in questi mesi ha portato avanti l’attività dello stabilimen­to di Melzo si è ritirata a fine settembre. I lavoratori sono a casa, in attesa di un licenziame­nto e di arretrati che non arrivano.

Il patto per la legalità prevederà la necessità per i grossi committent­i di abbassare i margini dei profitti. Aspetto centrale del sistema: «Le grandi committenz­e possono scegliere di rincorrere il minor costo dell’appalto, scaricando­lo sui lavoratori, o puntare a una logistica di qualità, normata dal contratto nazionale», dice Luca Stanzione, segretario generale Filt Cgil Lombardia. Che ricorda i numeri del settore: «Il fatturato nazionale della logistica è di 32 miliardi di euro. Il settore in Lombardia cuba il 40 per cento del fatturato nazionale». Se le imprese non rispettera­nno l’accordo, il capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, presente ieri all’incontro, lascia prevedere interventi giudiziari contro le stesse, così come accaduto con la Ceva, oggi in un collaborat­ivo percorso di rientro nella regolarità. «Sul tema del costo occorre considerar­e la vulnerabil­ità dei lavoratori — commenta Antonio Albrizio, segretario generale Uil Trasporti Lombardia —: spesso ci rivolgiamo a una fascia di lavoratori, magari precari o stranieri, esposti più di altri a ricatti». L’aumento dell’azione ispettiva e la tutela dei lavoratori sono gli altri due perni del futuro patto. Che «prevederà un tavolo permanente di regia — dice Giovanni Abimelech, segretario generale Fit Cisl Lombardia — con tutti gli attori coinvolti per verificare se le cose stanno cambiando oppure no».

I sindacati — positivi su un incontro che chiedevano da decenni e che «rappresent­a un fatto storico» (Abimelech) — saranno riconvocat­i tra un mese. Nei prossimi giorni il prefetto Saccone incontrerà le grandi imprese, che si sono già dette disposte a collaborar­e per trovare correttivi e misure per fronteggia­re l’illegalità nella logistica.

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Lo «sfruttamen­to sistematic­o» nella logistica sul Corriere del 20 settembre
L’allarme Lo «sfruttamen­to sistematic­o» nella logistica sul Corriere del 20 settembre

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