Coop, un patto contro caporali e sfruttamento
Il vertice: «Giù i profitti per garantire i salari»
Un patto per la legalità nel settore della logistica. Un’intesa che aiuti a mettere ai margini le società che praticano il caporalato, favorendo una competitività sana. È il piano emerso al primo tavolo tecnico sulla logistica convocato in prefettura, condiviso da organi di controllo, Regione e categorie produttive.
I grandi committenti nella logistica sono disposti ad abbassare i margini dei loro profitti e a pagare di più i contratti di appalto. Mettendo all’angolo le società che praticano il caporalato per abbassare i costi del lavoro (in un sistema di concorrenza sleale) e contrastando il conseguente sfruttamento dei lavoratori. Questo è l’impegno emerso nel primo tavolo tecnico sul sistema della logistica ospitato ieri in Prefettura a Milano, convocato dal prefetto Renato Saccone sulla scorta delle osservazioni dei giudici guidati da Fabio Roia, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano.
L’idea condivisa da organi di controllo (Tribunale, Ispettorato del lavoro, Inail e Inps), Regione e l’intera filiera del settore (da Assologistica e Assolombarda ai sindacati) è quella di creare un patto della legalità, con misure condivise per istituire una competitività sana ed evitare lo sfruttamento dei lavoratori del settore. Gran parte del quale — ha rilevato la magistratura — poggia sul caporalato. Ecco perché un’azienda che torna a legalizzare le proprie offerte di lavoro entra «in crisi di competitività». Gli ex dipendenti del consorzio di cooperative Premium Net, al centro dell’inchiesta sul caporalato, erano ieri di fronte alla Prefettura. Il Tribunale di Milano ha disposto in maggio l’amministrazione giudiziaria di uno degli stabilimenti della Ceva Logistic Italia src proprio a causa dei rapporti con la Premium Net, ma la cooperativa che in questi mesi ha portato avanti l’attività dello stabilimento di Melzo si è ritirata a fine settembre. I lavoratori sono a casa, in attesa di un licenziamento e di arretrati che non arrivano.
Il patto per la legalità prevederà la necessità per i grossi committenti di abbassare i margini dei profitti. Aspetto centrale del sistema: «Le grandi committenze possono scegliere di rincorrere il minor costo dell’appalto, scaricandolo sui lavoratori, o puntare a una logistica di qualità, normata dal contratto nazionale», dice Luca Stanzione, segretario generale Filt Cgil Lombardia. Che ricorda i numeri del settore: «Il fatturato nazionale della logistica è di 32 miliardi di euro. Il settore in Lombardia cuba il 40 per cento del fatturato nazionale». Se le imprese non rispetteranno l’accordo, il capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, presente ieri all’incontro, lascia prevedere interventi giudiziari contro le stesse, così come accaduto con la Ceva, oggi in un collaborativo percorso di rientro nella regolarità. «Sul tema del costo occorre considerare la vulnerabilità dei lavoratori — commenta Antonio Albrizio, segretario generale Uil Trasporti Lombardia —: spesso ci rivolgiamo a una fascia di lavoratori, magari precari o stranieri, esposti più di altri a ricatti». L’aumento dell’azione ispettiva e la tutela dei lavoratori sono gli altri due perni del futuro patto. Che «prevederà un tavolo permanente di regia — dice Giovanni Abimelech, segretario generale Fit Cisl Lombardia — con tutti gli attori coinvolti per verificare se le cose stanno cambiando oppure no».
I sindacati — positivi su un incontro che chiedevano da decenni e che «rappresenta un fatto storico» (Abimelech) — saranno riconvocati tra un mese. Nei prossimi giorni il prefetto Saccone incontrerà le grandi imprese, che si sono già dette disposte a collaborare per trovare correttivi e misure per fronteggiare l’illegalità nella logistica.