Corriere della Sera (Milano)

«Vietato imparare l’italiano»

Tanti mariti si oppongono. Numeri dimezzati alla «Amoni»

- di Stefano Landi

Sono calate del 50 per cento rispetto all’anno precedente. E non solo perché i flussi migratori si sono ridotti. Le iscritte ai corsi (gratuiti) di italiano della Casa delle donne, in via Marsala, scendono anche perché in molti casi sono i mariti a costringer­e le donne di casa a non iscriversi. Un freno all’integrazio­ne, nonostante gli sforzi delle volontarie, che alternano lezioni alla lavagna a corsi di musica, laboratori di sartoria e uscite in giro per la città. Arrivano le donne nigeriane della tratta, ma anche ragazze brasiliane, cubane o marocchine. «Non facciamo domande sul loro passato, le aiutiamo a costruirsi un futuro».

Le ragazze nigeriane hanno senso del ritmo. Privilegio raro. Pizzicano le note senza aver mai preso uno strumento musicale in mano. Le volontarie della Casa delle donne sono ripartite da alcune corde di violino. Per ospitare alla loro scuola di italiano ragazze che dalla vita hanno preso solo schiaffi. E che se decidono di imparare qualche parola di italiano lo fanno per partecipar­e al gioco complicati­ssimo dell’integrazio­ne. Una scelta coraggiosa, dato che mariti e compagni di turno le terrebbero volentieri fuori da questa partita. Tarda mattinata. Alla Scuola Francesca Amoni, in via Marsala, le ragazze arrivano da diverse parti del mappamondo. Molte sono quelle della tratta, portate qui per prostituir­si. Le hanno messo in mano violoncell­i e contrabbas­si per provare a ricostruir­si una vita. A nessuna viene chiesto niente del proprio passato. Perché non conta, in gioco c’è il futuro. Che, al netto di tutto, forse è pure più complesso. Il problema è che quest’anno si sono iscritte una trentina di ragazze. Sembrano tante, ma sono la metà esatta di un anno fa. E a volere incrociare i numeri del passato, il trend conferma una curva calante. Nonostante gli sforzi dall’altra parte della cattedra. Cosa succede? Sicurament­e i flussi dei migranti seguono l’onda politica. Ora ci sono meno arrivi. Una volta le comunità le mandavano direttamen­te qui in gruppo. Ma pur senza fare domande capita che la loro storia te la ritrovi dritta lì. Basta uno sguardo. «Capisci il loro disagio, i mariti le costringon­o a restare a casa», spiega la presidente Roberta Larghi, una delle 15 volontarie che passano qui le loro mattine col gessetto e la buona volontà in mano.

Quello delle scuole di lingua per stranieri e migranti è un settore in crescita. Ci sono corsi nelle parrocchie, come nei comitati di quartiere. I più volonteros­i vanno in giro per colleziona­re più lezioni possibile da mettere a curriculum. I corsi di italiano qui sono partiti 6 anni fa, quando ha aperto la Casa delle donne. Il corso è gratuito, basta tesserarsi. Che al netto di qualche euro, è anche un modo per costruire un gruppo. «Non siamo soli, ma siamo gli unici a ospitare solo donne», racconta Anna Maria Ciniselli. Sembra un dettaglio. E invece essere fra donne, condivider­e forme di intimità dolcemente complicate, a volte ha risvolti inaspettat­i. «Un giorno durante una visita in Duomo non hanno fatto entrare una ragazza musulmana. Il giorno dopo è tornata a scuola da noi e si è tolta il velo», ricorda Ciniselli.

Entra una ragazza cinese che parla un italiano talmente disinvolto da aver convinto la mamma a tornare a rimettere le gambe sotto un banco. A costo di partire da rigidi cenni di capo. «Io ho insegnato per 40 anni in un liceo. Adesso che sono in pensione ho dovuto ricomincia­re da capo. Sperimenta­re una tecnica diversa. Molte di loro sono analfabete anche nella loro madre lingua. Faccio anche un po’ di formazione sulla storia d’Italia ed educazione civica. Cerco di mettere qualche base. Molte ragazze non avevano nemmeno idea che l’Africa fosse stata colonizzat­a», spiega Ciniselli.

C’è una ragazza albanese che ha chiesto scusa perché non verrà più dato che il test di Medicina è andato bene e ora toccherà sgobbare sui libri. Un anno fa si era iscritta pure una signora cubana di 70 anni. Classi trasversal­i. «Eppure nonostante gli sforzi del passaparol­a, non è facile allargare il gruppo. Cerchiamo di comunicare la possibilit­à che hanno ma qualche giorno fa all’Asl non hanno accettato i nostri volantini perché non abbiamo il logo del Comune o della Regione. Al mercato di via Eustachi ho dato il volantino a una venditrice velata che aveva un banchetto. Il marito mi ha cacciato», spiegano due volontarie.

Tra gli extra in programma non c’è solo la musica. Ci sono laboratori di sartoria e poi le gite scolastich­e. Al Giardino dei Giusti o al Castello Sforzesco per la Pietà del Rondanini. Fra qualche mese si faranno i primi conti con l’alfabeto, anche se qui non è previsto nessun esame né brevetto finale da mettersi in tasca. Anche con lo spartito ci sarà la prova del concerto a Natale. Ma la partita non finisce. Per fare i conti c’è tutto un futuro davanti.

 ?? (foto De Grandis) ?? Alla lavagna Anna Maria Ciniselli durante una lezione di italiano con una delle ragazze straniere che si sono iscritte ai corsi gratuiti della Casa delle donne. Tra le attività extra, ci sono corsi di musica, laboratori di sartoria e uscite didattiche in giro per la città: le ultime sono state fatte in Duomo e al Castello Sforzesco
(foto De Grandis) Alla lavagna Anna Maria Ciniselli durante una lezione di italiano con una delle ragazze straniere che si sono iscritte ai corsi gratuiti della Casa delle donne. Tra le attività extra, ci sono corsi di musica, laboratori di sartoria e uscite didattiche in giro per la città: le ultime sono state fatte in Duomo e al Castello Sforzesco
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Al contrabbas­so Un momento del corso di musica
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(foto De Grandis) Volontarie Alcune volontarie della Casa delle donne in via Marsala

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