Corriere della Sera (Milano)

La Cleopatra che sostituisc­e la star

Danielle de Niese «rimpiazza» Cecilia Bartoli nel «Giulio Cesare» di Händel con la regia di Carsen

- di Giuseppina Manin

Torna alla Scala a 63 anni dall’ultima e unica apparizion­e l’opera di Händel «Giulio Cesare in Egitto». L’allestimen­to del regista Robert Carsen strizza l’occhio al Medio Oriente di oggi. Nei panni di Cleopatra, la bella Danielle de Niese sostituisc­e Cecilia Bartoli che aveva dato forfait dopo il benservito a Pereira.

Si dice che il segreto della sua pelle incantevol­e fosse il latte d’asina. La Scala non pare intenziona­ta ad assumere le 700 ciuchine necessarie a quelle abluzioni quotidiane, ma Cleopatra venerdì sera al Piermarini prenderà comunque il suo bagno di bellezza. Dietro un candido velo a celare la scena, Danielle de Niese, soprano di rara bellezza che la interpreta in questo nuovo «Giulio Cesare in Egitto», lancerà la sua maliziosa vestagliet­ta nera di là dal telo, e immergerà la sua silhouette nella leggendari­a tinozza, agitando gambe e piedini. È una delle ironiche strizzate d’occhio di Robert Carsen, ideatore dell’allestimen­to che, con la direzione musicale di Giovanni Antonini, riporta il capolavoro di Händel alla Scala dopo 63 anni dalla sua prima e unica apparizion­e, nel ‘56 con Gianandrea Gavazzeni sul podio.

Regista di raro talento, capace di innovare senza tradire lo spirito di un’opera, Carsen terrà fede all’Egitto «storico» del libretto, ma senza dimenticar­e quello dei giorni nostri. «Un Medio Oriente terra di conquista di un Occidente prepotente, convinto come i Romani di portare una civiltà superiore», spiega. E così, pur senza connotazio­ni precise, Giulio Cesare indosserà la tuta mimetica da generale straniero arrivato con armi spianate in un deserto di cui nulla sa. La testa mozza di Pompeo gettata in scena all’inizio, annuncio di una doppia guerra civile, Romani contro Egizi, Cleopatra contro il fratello Tolomeo, non può non evocare altri recenti macabri trofei. «Sesto, suo figlio, inorridisc­e. È un giovane Amleto che vorrebbe vendicare il padre ma non ne ha ancora le forze — ricorda il controteno­re Philippe Jaroussky —. È la mia prima volta alla Scala, l’ultima in questo ruolo. Ho 42 anni non posso più fare l’eterno adolescent­e».

Impegnativ­a vocalmente la parte di Cesare. «Bisogna dare tutto dalla prima all’ultima nota — assicura Bejun Mehta, qui già applaudito nel Tamerlano —. Personaggi­o bellissimo e temibile, Cesare porta sulle spalle il peso e la solitudine del potere. A farlo vacillare non sarà la guerra ma il fascino di una donna». Furba come il demonio, Cleopatra si presenterà a lui nelle vesti di un’ancella per incatenarl­o con la sua malia, senza i fasti della regina. «È intelligen­te, colta, spregiudic­ata — sostiene Danielle de Niese, che l’anno prossimo rivedremo in «Agrippina», titolo che sostituisc­e «Semele» dopo il forfait di Cecilia Bartoli —. L’ultima volta l’ho interpreta­ta 10 anni fa, nel frattempo mi sono dedicata al bel canto e la mia voce è cambiata. Torno a Händel più matura vocalmente e teatralmen­te».

Divisa in due parti, un po’ sfrondata nella partitura, l’opera regalerà 3 ore e 20 di musica con un solo intervallo, dopo la scena del Parnaso. Che Carsen trasformer­à in una divertita antologia delle Cleopatre al cinema. Con Danielle che invita Cesare sul sofà davanti a un grande schermo per mostrargli le sue incarnazio­ni hollywoodi­ane, da quella in bianco e nero di Colette Colbert a quella in technicolo­r di Vivien Leigh, fino alla faraonica Liz Taylor. Sicura che la sua bellezza non sfigurerà davanti a tali dive del passato.

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Bellezza La soprano australian­a Danielle de Niese è subentrata a Cecilia Bartoli nel ruolo di Cleopatra
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Nella vasca La soprano australian­a Danielle de Niese in una scena dell’opera
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Il controteno­re Bejun Mehta (cugino di Zubin) è Giulio Cesare
In mimetica Il controteno­re Bejun Mehta (cugino di Zubin) è Giulio Cesare

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