«Il festival dimentica il caso mense»
Polemica a Lodi su Fotografia Etica: documenta le ingiustizie del mondo ma non quelle di casa nostra
LODI Etico, ma non abbastanza. È l’accusa che Michela Sfondrini, la libraia che un anno fa guidò la protesta delle mamme straniere sul caso mense contro il sindaco leghista Sara Casanova, muove al Festival della Fotografia Etica in pieno svolgimento a Lodi. Proprio il fatto di aver «dimenticato» nelle sue mostre il caso di discriminazione conclusosi (temporaneamente) con una sentenza del tribunale di Milano contro palazzo Broletto non è piaciuto alla portavoce del Coordinamento Uguali Doveri. «Fotografate e documentate le ingiustizie in tutto il mondo — protesta la Sfondrini —, a Lodi ne è stata compiuta una terribile nei confronti di bambini. Ma non avete voluto vedere». Michela Sfondrini è un volto conosciuto in città: conduce la libreria più antica, la protesta degli «Uguali doveri» ne ha proiettato il volto a livello nazionale e internazionale, il suo attivismo sui diritti civili comprende un numero imprecisato di partecipazioni a marce e manifestazioni (ieri, ad esempio, era di fronte al consolato turco per chiedere lo stop all’operazione militare contro i curdi siriani).
Dall’altra parte un festival che in dieci edizioni è diventato l’evento di settore più importante in Italia con 90 mila presenze ed esposizioni in tutta la città con fotografi e fotoreporter pluripremiati. Ma con una «macchia», secondo la leader del coordinamento: «Aver dimenticato ciò che accadeva sotto i loro occhi». La Sfondrini ha scritto una lettera aperta agli organizzatori, il gruppo Progetto Immagine. «L’anno scorso sottolineammo la loro assenza sul tema delle mense negate agli stranieri — racconta —, loro risposero che si sarebbero espressi con l’unico linguaggio che conoscono, le immagini. Il risultato è una mostra di 18 fotografi lodigiani sui temi dell’integrazione, ma con il caso non c’entra nulla. Sono delusa». L’attivista contesta la posizione pubblica presa dai «fotografi etici» durante l’inaugurazione, «ovvero che non entrano negli scontri politici. Ma questo non è uno scontro politico, è un’ingiustizia».
Dall’associazione nessuna risposta ufficiale: «Non possiamo farlo e siamo impegnati con tutte le nostre forze nella decima edizione del festival (che si chiude il 27 ottobre dopo quattro weekend, 80 incontri e 23 mostre e l’obiettivo avviato di battere i 17 mila biglietti staccati e le 90 mila presenze del 2018, ndr)», sottolinea Alberto Prina, fondatore e coordinatore dell’evento con Aldo Mendichi. «Noi parliamo solo attraverso la fotografia», affermano da Progetto Immagine, che non intende entrare nella polemica. Per loro la risposta al «caso Lodi» è l’esposizione dei fotografi di Ludesan Life, promessa un anno fa e poi mantenuta: «Annunciammo una risposta agli accadimenti del caso mense attraverso la fotografia e lo abbiamo fatto indagando la realtà degli immigrati del territorio lodigiano attraverso 18 storie, di riuscita o di mancata integrazione». Oltre 100 fotoracconti che resteranno esposti in via Fissiraga fino a fine Festival.
Ma per Sfondrini non è abbastanza: «Trentadue vignettisti hanno dedicato le loro tavole alla campagna anti discriminazione, il fotografo Tommaso Clavarino ha ritirato il suo lavoro per protesta, l’ex manager Mondadori Riccardo Cavallero ha restituito il Fanfullino d’Oro in polemica con il sindaco Casanova. Il festival della Fotografia Etica fa un lavoro straordinario, ma in certi casi bisogna prendere posizione». Nel frattempo il caso mense si è «assopito», ma è tutt’altro che a fine corsa: il ricorso in appello del Comune contro la decisione in primo grado che ha cancellato il regolamento contestato riprenderà nel marzo 2020 per andare a sentenza nel 2021. «Intanto i bambini stranieri — chiude Sfondrini — hanno gli stessi diritti di quelli lodigiani per quest’anno e il prossimo. È già molto».
Gli organizzatori
«Rispondiamo con le immagini, non vogliamo entrare nella questione»