Dalla parte della nostra infelicità
Con «Spaccanapoli Times» prende il via stasera la stagione di prosa I protagonisti raccontano il disagio di vivere oppressi dalla burocrazia
L’Elfo Puccini apre stasera la sua stagione di prosa. Inaugura l’attesissimo «Spaccanapoli Times» di Ruggero Cappuccio, «un lavoro sulla memoria, su quell’estinto concetto di comunità e dialogo sopraffatto dal globalizzante modernismo. Uno spettacolo dove il teatro napoletano sottolinea la sua grande lezione: comicità, surrealismo e dramma sono una cosa sola, strumenti di osservazione e critica del nostro tempo».
Al centro della vicenda, la famiglia Acquaviva e l’improvvisa convocazione voluta dal primogenito Giuseppe (Cappuccio) dei i suoi tre fratelli per una misteriosa emergenza (in scena Giovanni Esposito, Gea Martire, Marina Sorrenti). L’appuntamento è nella vecchia casa dei genitori, un appartamento abbandonato in via Spaccanapoli: è qui dove, tra migliaia di bottiglie d’acqua vuote, simbolo di una memoria personale e collettiva ormai estinta, la riunione diventa un esplosivo corto circuito tra presente e passato. «I protagonisti sono quattro frammenti di disperata solitudine», spiega l’autore. «Giuseppe, in guerra contro l’egocentrismo, pubblica in anonimato i suoi romanzi e vive tra i binari della stazione ferroviaria di Napoli. Romualdo è uno strano pittore che dipinge e subito dopo distrugge i suoi quadri, mentre Gabriella e Gennara vivono in un mondo in bilico tra spiritualità e immaginazione». Quattro visionari che in quel polveroso appartamento dicono la loro, punti di vista estremi che con leggerezza raccontano il disagio del vivere. «La tesi di Giuseppe è semplice: in un tempo che propaganda l’agio e la comodità, bisogna fare dell’ infelicità il proprio capolavoro». In una partitura sonora di linguaggi del Sud e un incontro di stili differenti, da Eduardo a Pinter, Scarpetta e Viviani, va in scena il malessere di chi sopravvive ai margini, fuori dal coro, ma anche la cruda riflessione sulle battaglie di tutti noi. «Qui si parla della lotta contro la burocrazia, l’ossessione delle password e le mille strepitose manovre che ogni giorno dobbiamo fare per riuscire a portare a termine qualcosa di molto semplice, ma anche il controllo che ogni individuoconsumatore subisce e le menzogne che ci vengono raccontate sulle missioni di pace che in verità si chiamano guerre». Insomma uno spettacolo in cui si ride e si riflette sulla possibilità di vivere e amare, un testo ambientato in via Spaccanapoli, straordinario telaio di vie stratificato nel tempo che continua a resistere nonostante tutto.