Le vecchie cabine? Un salvavita
Le vecchie cabine telefoniche, strette e lunghe, alle quali ci eravamo abituati un’era glaciale fa, del tutto sconosciute oggi a quasi chiunque abbia meno di 20 anni, sembrano destinate a una lenta morte per inedia. Ma sono dure a morire. A Milano se ne contano ancora 700 di questi strani parallelepipedi, come raccontato recentemente dal Corriere, il problema però è cosa farne. Le idee sono tante, sperando che qualcuna vada poi a buon fine, ma almeno alcune di esse, potrebbero avere un utilizzo importante per la comunità. Potrebbero, infatti, ospitare dei defibrillatori semi-automatici, di quelli in uso per legge dal 2001 negli impianti sportivi e in altri luoghi, che possono salvare la vita a una persona. Strumenti di questo tipo sono facili da adoperare e sono utilizzabili in sede extraospedaliera, come recita la norma, anche dal personale sanitario non medico e dal personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare. Approfittare di questa opportunità permetterebbe così di creare in città una rete diffusa di salvavita. Le cabine telefoniche sembrano perfette per questo scopo, facili per chiunque da localizzare, diventerebbero avamposti di primo soccorso e proteggerebbero gli apparecchi dalle insidie dell’aria aperta. Con un impegno economico modesto, Milano anche su questo sarebbe all’avanguardia, rimanendo nel segno dell’ottima sanità lombarda.