Corriere della Sera (Milano)

Dottor Cinema Il medico capo del Centrale

Il titolare del Centrale: eredità e passione di famiglia, ora un’altra sala

- Di Elisabetta Andreis

La storia di Alberto Massirone sembra uscita da un film del «regista a due teste», i fratelli Cohen. Dal mattino presto all’ora di cena fa il medico chirurgo, serissimo, rigoroso. Verso sera cambia faccia, gli spunta il sorriso. Si dedica finalmente al suo cinema Centrale, 112 anni di vita — il multisala più antico d’Italia.

Lui vive al piano di sopra, in via Torino, in una piccola casa che ai tempi era popolare, all’angolo con la chiesa di San Sebastiano. Ha architetta­to di persona un sistema di telecamere con cui riesce a proiettare sul muro del salotto i film che, più in basso, i «suoi» spettatori vedono sullo schermo. Verifica così tutte le sere dal divano, insieme alla moglie, la gradevolez­za della pellicola e la messa a fuoco. Sogna le 210 poltrone di velluto azzurro tutte piene, a volte scende a spiare le reazioni in sala, mescolato in platea.

Da sempre ha affidato il lavoro di operatore ai fratelli Abdhel e Zagar Malak, diventati una istituzion­e per gli avventori. Si avvicendan­o accanto alla biglietter­ia, col loro taccuino di carta per annotare in arabo i ricavi al bar («Tantissimi anni fa sbarcarono a Lampedusa col barcone, furono tra i primi migranti arrivati a Milano. Sono appassiona­ti di film come me ...»).

Era l’epoca d’oro del cinema muto quando, nel 1907, inaugurò il Centrale. Negli anni Cinquanta divenne «popolare», aveva i prezzi più bassi della città: 20 centesimi di lira per le prime file, 10 per le altre, «militari non graduati e bambini» pagavano la metà.

Negli anni Sessanta lo rilevò il papà di Alberto Massirone, rappresent­ate del salumifici­o Vismara. «Avevo 15 anni — ricorda Alberto —. Le nonne gli dicevano che era matto, “l’è minga del mesté”. Io, mia sorella e mia madre eravamo entusiasti». Prima proiezione 28 agosto 1962. «La mamma mi diede il permesso eccezional­e di staccare i biglietti e di legare le biciclette ai clienti».

La passione per i film arriva dopo, «con gli spaghetti western di Sergio Leone». Il Centrale si rilancia con la proiezione mattutina, nel ’76 diventa d’essai, promuove retrospett­ive dedicate ad autori come Pasolini, Scola, Fellini. Nel 1998 l’onerosa ristruttur­azione con tutti i crismi dei cinema più moderni. Oggi è una «prima visione».

«Siamo nani sulle spalle di giganti ma viviamo di passione e non siamo ingenui — sottolinea Massirone —. In alcune fasi ci ho rimesso soldi miei, era come un figlio che andava aiutato. Io l’ho fatto, altrimenti oggi il Centrale non ci sarebbe più. E ora siamo in pareggio».

Proiettano film orfani della grande distribuzi­one, hanno ambizioni: «Talvolta non riusciamo a dare quelli che vorremmo perché non ci accordano i diritti — lancia il J’accuse — ma chi si arrende? Noi no di certo», assicura. È «combattivo e combattent­e», dice la moglie. Quando parla di cinema «l’energia gli sale e non si ferma». Oggi sono due sale e 210 posti, ma l’ingrandime­nto non è escluso: «Trattiamo per aprirne una terza, in uno spazio che si è liberato sul retro — anticipa —. Sarebbe gestita da qualcun altro, in accordo con noi, con una formula innovativa, forse con la cena». Ricorda Massirone, quando i cinema in via Torino erano sei: c’erano il Vip, il Roma, il Ritz, il Rubino, oltre all’Eliseo e al Centrale. «Resiste, il mio cinema. Galoppa coi tempi. Eppure il numero di telefono, dal 1962 non l’ho cambiato mai».

Grazie alle telecamere ogni sera proietto nel mio salotto i titoli in programmaz­ione

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Chirurgo Alberto Massirone, 73 anni
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Alberto Massirone, 73 anni, proprietar­io del cinema Centrale, abita in una casa sopra al multisala storico di via Torino
Medico Alberto Massirone, 73 anni, proprietar­io del cinema Centrale, abita in una casa sopra al multisala storico di via Torino

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