Lo yacht dell’hashish e i nascondigli in via Padova
Traffico di droga L’operazione
La banda da una tonnellata di hashish viaggiava in yacht. Barche che partivano dal Marocco e via Spagna arrivavano in Italia. Nel porto di Rapallo, dov’era di casa l’armatore Silvestro Giannini, 49 anni, foggiano, residente a Buccinasco ma ora a Varazze. Era la sua «Elizabeth G.» a importare quintali di hashish in Italia. Una barca già emersa con un altro nome («Café del mar») in una inchiesta della Dda di Bologna del 2014 che aveva portato in cella Marco Bruno Bernini, 53 anni, di Brugherio e Francesco Massimiliano Cauchi, ragusano di Scicli, 46 anni, un tempo residente in viale Abruzzi. Erano loro i capi dell’organizzazione accusata di aver importato i 1.100 chili di «fumo» sequestrati dalla sezione Narcotici della Mobile il 24 settembre di un anno fa dietro al muro di un box di via Padova. Una tecnica usata — anche se non era stata trovata droga — anche in un altro box scoperto dalla polizia in via della Valle a Crescenzago. Sono sei (4 in carcere, uno ai domiciliari e un obbligo di dimora) le misure firmate dal gip Raffaella Mascarino ed eseguite ieri mattina dagli investigatori guidati da Domenico Balsamo. Una parte degli arresti, in Liguria, dai carabinieri di Savona. Anche loro avevano individuato la «Elizabeth G.» come barca usata dai narcos. Droga con un principio attivo tra il 19 e il 35%, venduta all’ingrosso tra i 1.700 e i 3.000 euro al chilo e acquistata in Maghreb tra i 100 e i 300 euro al chilo. La droga sequestrata in via Padova era custodita da Fabio Papa, 43 anni, arrestato in flagranza. I poliziotti avevano notato che Papa si era incontrato con Antonino Cannata e Silvestro Giannini. Nel box di via Padova 345 era stato sequestrato anche un radar nautico «Garmin». Cauchi era in contatto — in una indagine del 2012 — con il leader della Curva Sud del Milan, Luca Lucci.