Rapine alle banche, in manette la «banda dei siciliani»
Una serie di colpi tra Lodi e la Brianza. I malviventi legavano clienti e cassieri: nove arrestati
«Questa filiale non ha capsula e ha poche telecamere. La facciamo». Poi si riempivano le mani di Attak per non lasciare impronte ed entravano in azione. Legavano cassieri e clienti con fascette da elettricista e li chiudevano in una stanza posteriore della banca.
Lasciavano libero solo il direttore, che costringevano ad aprire casse temporizzate e bancomat. I loro colpi infatti non potevano mai andare sotto i 30 mila euro. Perciò, una volta immobilizzati i clienti, ritirati tutti i telefoni cellulari e tagliata la linea telefonica, se la prendevano comoda per racimolare il più possibile: 60 mila euro a Graffignana (Lodi), 35 mila in Brianza. Da ieri mattina però l’attività criminale della «banda dei siciliani» non esiste più. A un anno esatto dalla prima rapina di Cesano Maderno, Fabio Marotta (la mente del gruppo), il suo «luogotenente» Salvatore Algozzino e gli altri sette componenti sono tutti in carcere o agli arresti domiciliari dopo un’operazione dei carabinieri di Lodi che ha impiegato più di 40 uomini. Cinque erano «trasfertisti» da Palermo: arrivavano in treno, magari «spezzando» i viaggi per lasciare meno tracce possibile, e una volta in Lombardia si dedicavano a spiare le banche più appetibili e poi a rapinarle. Sul loro carnet ne avevano più di venti, tra Lodigiano, Milanese, Pavese, Varesino, Brianza. Tre quelle portate a termine fra Lodigiano e Brianza per un bottino, di 135 mila euro. L’ultima, il 5 febbraio a Caronno Pertusella, era costata a cinque di loro l’arresto un attimo prima che assaltassero il Crédit Agricole.
Gli altri quattro invece fungevano da rete logistica: la «base» era a San Colombano al Lambro dove venivano segnalati e pianificati i colpi. Ai «colleghi» in arrivo da Palermo fornivano vitto, alloggio, auto per la fuga. E un appartamento a Rho. Vi passavano la notte quando c’era da colpire banche nel Nord Lombardia.