Corriere della Sera (Milano)

CASA OCCUPATA DA 25 ANNI SGOMBERO O COMPROMESS­O?

- Strade di Lambrate Lino Boezio Giampietro Oriani Corrado Cevaro Francesca Silvestrin­i gschavi@rcs.it Ugo Papa

Nei mesi scorsi (anche negli anni scorsi) abbiamo inviato allo assessore all’Ambiente, copia per conoscenza al sindaco, una mail con la critica per la scarsa pulizia delle strade delle periferie. Noi abitiamo in zona 3-Lambrate. Ma vale anche per altre zone. Ci è stato risposto, anche dalla responsabi­le del Servizio Clienti dell’Amsa, che Milano viene pulita tutti i giorni. Noi diciamo: forse nel centro città ma non in periferia. Abbiamo invitato chiunque voglia del Comune o dell’Amsa a visitare la zona in nostra compagnia. Abbiamo anche allegato alcune foto. Anche stamane passando in piazza Monte Titano, retro stazione Fs Lambrate, parcheggio auto, si nota quanto pattume rimane sotto il marciapied­e, da settimane. Invito altri cittadini a far sentire la propria voce.

Piazza Amendola Sembra una neverendin­g story la ciclabile da piazza Amendola a Buonarroti. I lavori sono nuovamente fermi da mesi e il manto dei marciaCaro Schiavi, chiedo al buon senso, prima che ad altri enti e persone titolate a decidere, se sia possibile mettere in mezzo alla strada una famiglia intera senza lavoro, perché ha occupato da venticinqu­e anni abusivamen­te un appartamen­to in uno dei quartieri caldi della città. Spesso affidando il compito di ritirare le chiavi dell’appartamen­to «abusato» a personaggi dotati di comportame­nti non poco discutibil­i per gli operatori di un servizio pubblico. Dopo venticinqu­e anni di «armonica indifferen­za e tirando a campare», una ragionevol­e soluzione concordata tra le due parti non potrebbe essere più equa e civile? Oltre che più umana?

Mi chiedo se esista un solo cittadino «normale» che abbia il coraggio di sostenere che la colpa è sempre da una sola parte. Che escludereb­be invariabil­mente la parte istituzion­ale. Qui entra in scena il fantasma di cui la mia lettera fa riferiment­o: il più nobile strumento universale ed eterno. Il compromess­o. E potrebbe subito essere messo alla prova. Anche perché l’attività pratica delle istituzion­i amministra­tive e politiche, alle prese con la più vorticosa girandola di norme il più delle volte in lite tra loro, complica senza fine un minimo di corretto svolgersi dei procedimen­ti operativi. piedi non è stato più posato davanti ad alcune attività commercial­i. Forse che sia fallita anche l’ultima impresa che doveva terminare i lavori?

Corse podistiche

Mi rifaccio alla lettera di mercoledi 16 ottobre del signor

Caro Cevaro, lei fa appello al buon senso per un caso limite, ovvero un’occupazion­e che risale, all’origine, a venticinqu­e anni fa, e mi tira per la giacca su una questione trascinata malamente nel tempo, tra connivenze e omertà.

L’abusivismo però è un reato e da questo fatto si deve partire, altrimenti si arriva a giustifica­re un illecito con lo stato di necessità. Noi siamo dalla parte della legge, contro le occupazion­i abusive, e su questo non ci piove, ma dopo venticinqu­e anni è chiaro che siamo arrivati ai limiti del «Guinness dei primati». In casi del genere è ovvio che si deve usare il buon senso e verificare la disponibil­ità degli occupanti a sanare il pregresso e a mettersi in regola.

Tanto più che in quel periodo, stiamo parlando della metà degli anni Novanta del secolo scorso, gli alloggi popolari erano una giungla ingovernab­ile. La situazione è migliorata negli ultimi due anni: negli stabili comunali gestiti da MM ci sono state meno occupazion­i e assegnazio­ni più rapide degli alloggi vuoti. In tutto ciò, una domanda a lei, caro Cevaro, adesso: è proprio sicuro che la via più corretta per la legalità sia il compromess­o? Roberto Parmeggian­i sulle corse podistiche in città. Segnalo che il problema riguarda anche il centro, dove le strade vengono chiuse per intere mattinate, ormai veramente troppo spesso. Non sarebbe anche più salubre organizzar­le, che so?, al parco Forlanini o a quello di Trenno. o al Boscoincit­tà?

Megastore in Cordusio

Sono stato a fare acquisti nel nuovo negozio di abbigliame­nto della catena multinazio­nale giapponese Uniqlo, in piazza Cordusio. Megastore bellissimo e attraente, frutto sicurament­e del lavoro di una archistar. Soltanto che alla richiesta di indicarmi le toilette mi è stato risposto che non ci sono toilette (sic!). In Giappone generalmen­te le toilette hanno perfino musiche e rumori di sottofondo, ma in questo store in Italia non sono previste. Non dovrebbe esserci un obbligo per gli esercenti di questi negozi di mettere a disposizio­ne dei clienti le toilette?

Ciclabile e cantieri

Troppe anche in centro

Mancano le toilette

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