Dieci anni di fallimenti nel deserto di via Frigia
Gli abitanti: falliti tutti i progetti. La giunta: ora uno studentato con parcheggio
Vista dall’alto lo scenario è lunare. L’area tra via Frigia e via Breda convive con uno stato di abbandono da 10 anni. E pure il verde che era venuto su è stato disboscato.
Non è caduta una bomba. Ma questo è il cratere che vede chi si affaccia dai balconi o dalle camere con vista. Uno scenario apocalittico. Una storia antica per i tempi di una metropoli che corre veloce come Milano. Bisogna andare indietro di almeno una decina di anni. Chi doveva riconvertire l’area, in questo inizio di periferia in direzione Sesto, ha avuto problemi con il dilagare della crisi. Non se n’è fatto niente del progetto di edilizia residenziale. Nel frattempo l’area è rimasta dimenticata lì. Almeno era venuto su un bosco di alberi e arbusti. Pioppi, paulonie, alcune andavano su di una quindicina di metri e gli uccellini ci planavano sopra. Solo che il 21 settembre, ironia della sorte, giorno del primo dei due Friday for Future, che apriva una serie di eventi della green week, l’hanno tirato giù. Sono tornate le ruspe per radere al suolo tutto, lasciando qualche resto per terra. «La nostra piccola Amazzonia», l’hanno ribattezzata alcuni residenti. Ora quello che resta è il deserto di via Frigia.
E i balconi che si affacciano sono sempre lì. «Il fatto è che non so più a chi rivolgermi per capire che ne sarà di questa zona sotto casa mia, in questo quartiere inquinato, grigio, malato», spiega Sonia Fagioli, impiegata in una rivista, che qui vive da 10 anni, da quando ancora c’erano hangar e capannoni. In un condominio con ingresso su via Breda che affaccia sull’area in questione. «Anni fa fummo noi residenti a chiamare l’Arpa per monitorare la presenza di amianto in questi terreni, il giorno che buttarono giù quelle costruzioni, scatenando oscillazioni tipo mare forza 4», aggiunge Fagioli. «Da almeno sette anni l’area è totalmente incompiuta: quando piove l’acqua ristagna, quanto c’è vento sale la polvere. A pochi passi da qui c’è pure una scuola, l’Istituto comprensivo Calvino», aggiunge Simone Locatelli, presidente commissione verde del Municipio 2, che si è impegnato a seguire la vicenda.
Qui in tanti lamentano l’abbruttimento della situazione immobiliare, con sempre più case e capannoni nuovi ma vuoti. Lo dice la gente per strada, lo racconta sui muri Andrea Salpetre, il Banksy del quartiere, con i suoi graffiti. Si chiedono perché così tanti spazi abitativi e lavorativi finiscono per rimanere inutilizzati, favorendo di fatto il degrado urbano. «Altrove il Comune si è speso per valorizzare e investire in aree verdi. Forse sarebbe stato troppo chic per un’area come questa. Noi non siamo NoLo, la parte nobile del municipio 2. La realtà è che ripuliscono solo i quartieri giusti», continua Fagioli. Che insieme ad alcuni abitanti della zona ha iniziato una caccia al tesoro per capire che ne sarà di questo spazio. Le maniche se l’è rimboccate anche l’associazione ViPreGo, sigla che riunisce i tre quartieri Villa San Giovanni, Precotto e Gorla, ma è sempre difficile fare massa critica in un territorio con pochi negozi, locali e praticamente zero vita sociale. «Ho avviato una chat su Facebook con gli uffici comunali e incrociando con quello che ho trovato in Rete deduco che qui nascerà un parcheggio. Ma destinato a chi? Non credo per gli abitanti del quartiere: la zona è piuttosto comoda per chi cerchi posto per auto, motorini e pure per furgoni, camion e tir».
Quello che dovrebbe succedere lo spiega meglio il Comune. È un nuovo progetto, gestito da un altro operatore, la società Castello Sgr. Oltre a un parcheggio pubblico in superficie da 50 posti, nascerà uno studentato a prezzi calmierati, in un’area da 10 mila metri quadri. Come, in che ordine e soprattutto quando non si può sapere ancora, dato che manca il via libera sulle convenzioni. Né è all’ordine del giorno una firma. Il problema restano proprio i tempi. Per nulla allineati con il senso di urgenza misto a rassegnazione di chi vive qui. Ormai condannati a tifare per l’unica prospettiva possibile: un cantiere, magari lungo, su questo paesaggio lunare.
La residente
Non so più a chi rivolgermi per capire che ne sarà di questa zona, in questo quartiere grigio
Il consigliere di zona Da sette anni l’area è incompiuta: quando piove l’acqua ristagna, con il vento c’è polvere