DROGHE A SCUOLA: I DOVERI DEI GENITORI
Hanno scritto in molti — scandalizzati, angosciati, increduli — per la raffica di pacchettini di droga piovuti giù dalle finestre dei due istituti professionali di Cinisello visitati dai carabinieri. Un rovescio di involucri di ogni tipo, carta stagnola, carta di quaderno, pellicola trasparente. Con dentro droga — leggera, sì, ma sempre droga — di cui gli studenti si sono liberati prima dei controlli. Tanta droga, probabilmente acquistata proprio nei corridoi della scuola o nei dintorni del luogo dove, almeno in passato, si era portati a ritenere che i ragazzi fossero al sicuro. E invece, proprio lì, ecco che chiunque lo desideri può ritrovarsi con la sua dose di piccolo sballo, inconsapevole o noncurante del fatto che il 98% dei consumatori di sostanze pesanti abbiano incominciato con hashish e marijuana, ritenuti innocenti dai più. Come dire che per alcuni dei ragazzi che hanno partecipato al lancio è già segnata la strada che porta verso i tragici boschi dell’hinterland. Chissà, forse addirittura in minoranza in quegli istituti, i ragazzi per così dire «astemi», che rifiutano, che resistono, che non seguono l’esempio della maggioranza: ed è facile immaginare che non sia comodissima per loro la loro vita da mosche bianche. Tra i molti che hanno scritto c’è A. S., madre di due adolescenti che sospetta di essere già stati iniziati alle droghe leggere. «A mia precisa domanda loro ovviamene negano, ma ho la sensazione che siano bugiardi. Perché lo fanno? Cosa spinge due ragazzi di famiglia normale, serena, senza gravi problemi, ad assumere droghe? E come possiamo intervenire noi genitori?». Per lo più lo fanno per noia, per imitazione, perché si illudono di essere, con quel pacchetto in tasca, adulti, coraggiosi, liberi. Si ha l’impressione che il primo sballo sia una sorta di rito di passaggio che li affrancherebbe dall’infanzia, trasformandoli in uomini; forse perciò non è un caso se sono più numerosi i maschi delle femmine a iniziarsi a spinelli o altro. Cosa possono fare i genitori? Il loro mestiere: avere cioè sui figli occhi come un innamorato sull’innamorata, tali da cogliere la minima ombra, il minimo mutamento. E non smettere di parlare, di informare, di spiegare.