PESCI FINTI E LO SCHERZO CONTINUA
Non più tardi di cinque anni fa da un rapporto dei Nas (i nuclei antisofisticazioni dei carabinieri) si apprese che era in circolazione del «pesce marcio trattato con un additivo che lo fa sembrare fresco». Ne parlò ampiamente anche il Corriere. Adesso invece siamo ai pesci finti. Lo racconta Il fatto alimentare, giornale online. Si tratta di «succedanei vegetali: tutti dall’aspetto invitante, e soprattutto accompagnati dalla garanzia di avere un impatto ambientale molto inferiore sia a quello delle acquacolture sia a quello del pesce pescato in mare». Ed ecco qualche istruttivo esempio: abbiamo i finti gamberetti di una startup californiana che è riuscita a ottenere una finta carne rossa usando proteine vegetali, più alcuni tipi di alghe. Un’altra azienda straniera produce tre tipi di finto tonno — al naturale, alla mediterranea e con erbe — grazie a un mix di sei legumi (piselli, ceci, lenticchie, soia, fave e fagioli bianchi), aromatizzato — come se non bastasse — con olio di alghe. Allo studio di un altro grosso produttore c’è poi il salmone a base di carote mentre sul mercato internazionale circola già il salmone affumicato ai molluschi e al tonno, realizzati con proteine di piselli e radice di konjac (pianta orientale). Non basta. Sempre all’estero abbiamo infine chi produce pesce crudo finto utilizzando pomodoro, salsa di soia,sale e zucchero. Bene: il nostro lettore sicuramente conosce l’antica burla del «pesce d’aprile»; fra poco — scommettiamo — sulla nostra tavola sarà pesce d’aprile tutto l’anno.